Eterologa: si scrive fecondazione, si legge adozione

donna-incinta200Al di là di ogni contrapposizione ideologica, quando si parla di fecondazione eterologa bisogna pensare, per primo, all’interesse del (futuro) bambino.

Mi permetto di spiegare cos’è la fecondazione eterologa a chi non lo sa. A quei fortunati che sono riusciti ad avere dei figli senza problemi e che si accostano a questa “cosa” con scetticismo e, a volte, superficialità. O a quei giovani che pensano che sarà tutto facile, e che non sanno in quale tunnel di dolore si può entrare quando il figlio arriva a tutti gli altri e non a te. Fecondazione vuol dire che i gameti danno vita all’embrione in provetta. Embrione che poi viene impiantato nell’utero della donna. Se i gameti vengono prelevati dagli stessi genitori la fecondazione é omologa (in Italia é sempre stata permessa). Se invece uno, o entrambi, arrivano da donatori esterni si tratta di fecondazione eterologa. A prescindere dalle patologie che possono causare l’infertilità e che, quindi, rendono necessario il ricorso a donatori esterni, é evidente che la donna, col passare degli anni, riduce la propria fertilità. Da qui il ricorso, sempre più frequente, a donatrici più giovani che rendono più facile la gravidanza. Gli embrioni che saranno impiantati nell’utero dell’aspirante mamma deriveranno dal seme del marito ma dal gameti di un’altra donna.

Chiarito il “vocabolario”, la cosa principiale da affrontare é cosa succede ai bambini nati dalla pancia di una donna ma con una madre genetica diversa.  Ho visto fin troppe coppie, dopo anni di tentativi falliti, andare in Belgio o in Spagna (dove ci sono centri noti per questa pratica) e, dopo qualche settimana, annunciare che, (miracolo!) aspettavano il tanto desiderato bambino. Anzi, i bambini, perché spesso queste gravidanze sono gemellari. Le più spudorate raccontando che “lei é rimasta incinta naturalmente”, le più oneste, “ammettendo” di aver fatto ricorso alla fecondazione, ma omologa, si intende. Come se fosse una vergogna aver fatto ricorso a un donatore. Ora, premesso, che ognuno racconta quello che gli pare (evviva la libertà), quello che mi preoccupa é il futuro di questi bambini. Sic stantibus rebus i genitori non hanno alcun obbligo di dire la verità ai figli. Un bambino nato da fecondazione eterologa è a tutti gli effetti figlio della donna che lo ha generato. “Perché mai diglielo?” mi direbbe la mamma. Perché la vera madre, quella che gli trasmette il patrimonio genetico, il colore dei capelli o degli occhi, non é quella che lo ha partorito. Ecco perché. Sicuramente anche per la madre non é semplice sentire crescere nel proprio ventre un bambino che sa essere di un’altra donna. Ma il desiderio di maternità é più forte e sono in molte a passarci sopra. Ripagate dall’avere, finalmente, un figlio proprio.

Il figlio. Ecco. Per lui é ancora più complicato. Quel bambino ha il diritto di sapere, prima o poi, che la madre genetica é un’altra. Che quegli occhi verdi non sono frutto di uno scherzo delle leggi di Mendel. Come per i bambini adottivi. Esattamente così. Per loro é più difficile, certo, tenere nascosta la verità. Ma il percorso é lo stesso.

Un’adozione nella pancia, ecco cos’è, la fecondazione eterologa. Un’adozione precoce di un bimbo talmente piccolo da essere ancora un embrione. Non sto contestando l’eterologa, sia chiaro. Ma il bambino ha due genitori che non corrispondono a quelli genetici. E lo deve sapere. Non é giusto che creda che la madre a 45 anni per miracolo é rimasta incinta. Non é così. Aver accettato un gamete esterno non è una ‘diminutio’. Non è un tabù, né una cosa di cui vergognarsi. Anzi. É una prova di amore immenso. E ancora. All’estero é possibile scegliere i caratteri somatici dei donatori. Perché così il bambino “mi somiglierà di più”, mi dice l’aspirante mamma. Sarà più o meno alto, con gli occhi più o meno simili e magari con i capelli dello stesso colore. Salvo poi incappare in caratteri somatici imprevisti che creeranno l’imbarazzo alla domanda: “ma da chi ha preso questi capelli rossi?” Perché? Sempre per rafforzare quella gigantesca finzione. La madre genetica deve somigliare a quella biologica. Ma chi l’ha detto? Per evitare che la gente capisca, e perché così il figlio sarà un po’ di più figlio. No. Il bambino sarà figlio di chi lo porta in grembo ma somiglierà ai suoi genitori genetici. Bisogna far convivere le cose. Sembra assurdo ma é così. Un bimbo adottato ha due mamme, ti insegnano ai corsi di preparazione. É così anche per i “figli” dell’eterologa. I genitori devono farsene una ragione. Non si può trasformare una cosa in un’altra.

Starà al legislatore stabilire in che termini andranno gestiti la scelta del donatore e la comunicazione al bambino. Ma dimenticare che quel figlio é anche figlio di altri e far finta che sia totalmente proprio non é giusto. Una bugia così enorme, a un bambino che si ama così tanto non é accettabile. Neanche il desiderio di maternità più grande del mondo può giustificarla.

 

Fonte: (http://www.affaritaliani.it/politica/eterologa010914.html?refresh_ce)