Famiglie adottive, Papa Francesco vi aspetta a Roma!

preghiera-pace-siria-tuttacronaca200La preghiera è una cosa seria e l’occasione altrettanto, non c’è dubbio. La famiglia è il dono che sigilla la bellezza dell’opera creatrice di Dio, affidandola all’alleanza degli uomini e delle donne: dall’alba dell’umanità alla fine dei tempi. Raccogliendo l’invito solenne del papa Francesco, la Conferenza episcopale italiana ha aderito con gioia all’odierna giornata di preghiera e disposto una grande veglia pubblica per sabato 4 ottobre, festa di san Francesco, proprio sulla soglia di apertura dello speciale Sinodo dei Vescovi dedicato al tema della famiglia.

Nella sua “Preghiera alla Santa Famiglia”, papa Francesco mette limpidamente a fuoco la fermentazione oggi richiesta alla testimonianza ecclesiale della famiglia, anche in vista della riparazione e della cura che devono guarire le sue ordinarie e straordinarie ferite. La famiglia cristiana deve nuovamente assumere, come nella stagione germinale della diffusione del vangelo di Dio, la posizione del lievito che «una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata», secondo la piccola e folgorante parabola del Regno pronunciata da Gesù (Lc 13, 21). All’epoca, le donne facevano il pane in casa. E quelle che ascoltavano Gesù dovevano capire benissimo di che cosa si parlava. Ma anche rimanere debitamente impressionate. «Tre staia» sono una montagna di farina. Forse non c’è neppure un tavolo abbastanza grande per lavorarla.

Magari, in un primo momento, le donne hanno pensato che il maschio esagerava un po’, per inesperienza. Come si può lavorare una massa così enorme? Ma poi, vedendolo così convinto, e con lo sguardo così raggiante al pensiero della potenza del Regno di Dio che lavora come il lievito, le donne hanno incominciato a partecipare della sua emozione. E forse, hanno coinvolto anche i maschi. Una montagna di farina? E perché no? In effetti, il lievito fa proprio questo incredibile lavoro: se lo nascondi bene bene nella farina, finisce per fermentarla tutta.

Pensiamo ora alle prime comunità cristiane: essenzialmente, una piccola rete di luoghi di comunione, cenacoli di preghiera, scuole del vangelo, «chiese domestiche». Comunità che facevano il pane in casa e facevano lievitare intere regioni. Nonostante ciò, le scritture apostoliche non sono reticenti nel fare memoria della vulnerabilità («violenza, chiusura e divisione», dice il Papa, nella sua preghiera) alla quale rimane esposta anche la testimonianza della «chiesa domestica», pur sempre affidata alle nostre fragili forze. Il sostegno della fedeltà, come anche la guarigione dall’infedeltà, vanno pur sempre incessantemente chieste e incessantemente ricevute da Dio. Di nuovo, la preghiera, dunque: che precede e accompagna, senza stancarsi mai. Senza la presunzione dei perfetti, senza lo scoraggiamento dei rassegnati. Se ti consulti con Dio, prima di giudicare, la Parola che è necessaria ti raggiungerà. E non tornerà a lui senza effetto.

La fede non è un puntiglio nostro da difendere, è una forza di Dio da chiedere. Prendiamolo sul serio, con spirito e cuore bambino, questo invito alla preghiera. Se vogliamo quello che vuole Dio, la fede sposta le montagne. Le fa lievitare, persino.

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Fonte: (Avvenire)