Fiesole (Fi), con la Benedizione delle Adozioni le famiglie toscane hanno “dato pieno significato” alla loro scelta di accoglienza

foto-1-2L’entusiasmo del  nuovo ménage famigliare. L’allegria di conoscersi  e mettere in comune le proprie esperienze di episodi, situazioni, luoghi ed emozioni. E soprattutto la possibilità di riconoscere e celebrare comunitariamente, davanti al Signore, l’accoglienza di un figlio come “nascita adottiva”. Tutto questo è stato il rito di Benedizione delle Adozioni, celebrato domenica 15 gennaio, nella Pieve di Cascia di Reggello, in provincia di Firenze. Iniziativa proposta da Amici dei Bambini e da La Pietra Scartata e accolta per il secondo anno consecutivo dalla Diocesi di Fiesole.

Protagoniste assolute le famiglie toscane che hanno adottato un figlio nel corso del 2016 e che hanno chiesto di poter sancire spiritualmente un gesto di accoglienza che ha valore non solo dal punto di vista civile, ma anche cristiano. Molte delle coppie intervenute erano tornare solo poche settimane prima dal viaggio più importante della loro vita, quello che le ha condotte a incontrare il loro figlio adottivo.

A ospitare il rito, la vivace comunità parrocchiale di Reggello, guidata da don Ottavio Failli che ha celebrato la Santa Messa nel corso della quale è stato officiato il rito. Quest’ultimo ha visto padri, madri e figli – persone che hanno accolto e che sono state accolte – abbracciarsi idealmente “nella benedizione del Padre per eccellenza”, come dice uno dei genitori partecipanti, Mauro Pellegrini, attuale referente del Gruppo Famiglie Locali della Toscana di Ai.Bi. e La Pietra Scartata. Il quale vuole sottolineare anche l’importanza del momento che ha preceduto la Santa Messa: l’incontro di preparazione tenuto dal vicario episcopale don Giovanni Nerbini. “Don Nerbini – racconta ancora Mauro Pellegrini – ha ascoltato il racconto della nostra avventura famigliare e ci ha guidato attraverso alcune brevi e intense riflessioni sul senso profondo di accoglienza e reciprocità che l’adozione permette di sperimentare, sul cammino che si intraprende nel cercare di dare un nuovo senso a quello che un iniziale abbandono permette poi di sperimentare e dargli non solo dignità, ma un significato più pieno.

Neppure la fredda serata invernale, dunque, ha scoraggiato le famiglie adottive. E neppure i molti parrocchiani che, sottolinea papà Mauro, “hanno deciso di starci vicini per un appuntamento che diviene così ricorrente, per concludere poi con un momento di convivialità fraterna davanti a una bella caraffa di the bollente”.