Figlio mio, quanto mi costi! Ma sarà mai possibile ridurre i costi di una adozione internazionale? La proposta di Ai.Bi.

A Montecolombo si discute anche di costi e si fanno i conti di quanto costano le adozioni internazionali. Una delle proposte più gettonate dalle famiglie e dagli operatori presenti ai lavori è la sessione di lavoro riservata alla possibilità di ridurre i costi. Nel merito abbiamo intervistato Antonio Crinò, direttore generale di Ai.Bi., autore della proposta.

Ai.Bi. sostiene che meno enti autorizzati ci sono, meglio staremo. Perché?
Partiamo da un presupposto: in Italia si sta applicando la famosa spending review. Si stanno formulando i requisiti qualitativi di un servizio, e si stabiliscono i costi standard per questo servizio. Con questo criterio solo i soggetti più efficaci ed efficienti riusciranno a soddisfare tali requisiti. Un discorso analogo può essere fatto per le adozioni internazionali: bisogna intervenire in un sistema, quello degli enti autorizzati, a cui non viene chiesto di dotarsi di requisiti stringenti.

Cosa succederebbe, una volta imposti i nuovi requisiti?
Resterebbero solo gli enti più capaci di rispettare le nuove regole qualitative, enti più efficienti ed efficaci nel condurre a termine le adozioni. Lo si fa già in tutti gli ambiti del settore pubblico: un esempio chiaro può essere quello del settore sanitario. Se si stabiliscono requisiti che richiedono agli ospedali maggiore efficacia ed efficienza, necessariamente gli ospedali più piccoli dovranno chiudere.

C’è chi grida a una “strage dei più piccoli”, infatti.

Ma non si tratta di fare strage di piccoli enti. Non è questo il senso della proposta. Rendiamoci conto che i requisiti stabiliti dalla Commissione Adozioni Internazionali nelle sue linee guida non incidono sui costi, oggi altissimi, della singola adozione internazionale (dai 25mila euro in su). Eppure le tabelle dei costi ci sono; ma non sono più in vigore.

A quali conseguenze porterebbe una proposta come questa?
L’introduzione di requisiti obbligatori come quelli sempre conclamati da Ai.Bi. porterebbe a uno sfoltimento degli enti meno capaci, con la conseguenza dell’innesco di economie di scala, vale a dire di un sistema nel quale pochi enti possono svolgere un numero di adozioni più alto di quello odierno, facendo pagare meno spese alle coppie. E va da sé che, in un sistema poco stringente e incontrollabile come l’attuale, non pochi enti fanno ricadere le proprie spese a carico della coppia.