“Abbiamo impiegato due anni per attraversare la Libia: ora la ‘Tenda di Abramo’ può diventare la culla del nostro bambino”

africano migranteLateef e sua moglie sono due di quelli che ce l’hanno fatta. Arrivano dalla Nigeria, sono usciti indenni dalla polveriera libica e dopo 4 interminabili giorni in mare sono approdati in Calabria. Da lì sono stati inviati all’oratorio milanese di Bruzzano e quindi trasferiti al centro di accoglienza “La Tenda di Abramo”, realizzata da Amici dei Bambini in accordo con la Prefettura di Milano. Di fatto sono stati proprio loro a inaugurare la struttura: per primi hanno trovato casa in questo piccolo angolo della provincia milanese, un luogo protetto dopo tanta sofferenza, che diventerà preso la “culla” del loro bambino. Una vita che cresce nel ventre della sua mamma, pronta a fargli conoscere un mondo finalmente sereno.

Il loro Paese di origine, la Nigeria, è diventato un inferno. Lateef e sua moglie arrivano da Lagos, la più grande città nigeriana, dove a Pasqua del 2012 è iniziata una serie di rapimenti indiscriminati. “Prendevano le persone, uomini, donne, bambini – ci racconta il giovane 26enne in inglese fluente, forse imparato nel ristorante in cui lavorava nel suo Paese –, le portavano nelle foreste e di loro non si sapeva più nulla. Il sospetto è che utilizzassero i loro corpi per rituali di magia nera”. Per questo hanno deciso di fuggire. Il passaggio dalla Libia è durato circa 2 anni e poi, finalmente, la partenza per l’Italia.Salpato all’alba di un mercoledì mattina di metà luglio, il barcone su cui viaggiavano è stato raggiunto dalle navi di soccorso verso mezzogiorno. Il trasbordo e il tragitto per la Calabria hanno occupato altri 3 giorni e mezzo.

Ora che si sente al sicuro, Lateef ha voglia di riprendere a coltivare la sua passione: il calcio. Continua ad allenarsi proprio come faceva in Libia. Correndo dietro a un pallone, prova anche ogni giorno a raggiungere il suo sogno: quello di diventare calciatore nel Paese di Totti e Buffon. Non sarà facile, ma chi, come lui, è riuscito a sfuggire parecchie volte all’inferno, non è certo tipo da fermarsi davanti alle difficoltà.

Ad aiutare sia lui che sua moglie nel rincorrere un sogno di felicità e nell’accompagnare il loro piccolo alla vita, c’è il calore e le attenzioni che una famiglia di rifugiati può trovare solo in un ambiente accogliente come “La Tenda di Abramo”. A differenza dei grandi centri che, ammassando i migranti a migliaia, diventano fonti di criminalità e disagio. Per prevenire tutto questo, Ai.Bi. promuove la realizzazione di piccole comunità di accoglienza, le uniche capaci di garantire un’ospitalità a misura di famiglia. Una missione difficile e onerosa che ha bisogno di un piccolo contributo da parte di tutti: un Sostegno a Distanza per continuare ad assicurare l’accoglienza giusta.