I vescovi italiani: “Che ogni parrocchia accolga 5 migranti ”

scolaPiccole comunità che, da un lato, offrano ai migranti un’accoglienza a misura di famiglia e, dall’altro, contribuiscano a garantire la sicurezza nel territorio che li ospita. È questo il “piano” della Chiesa per far fronte a quello che si sta delineando sempre più come il più imponente movimento migratorio che si sia mai verificato in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Lo dimostrano gli appelli lanciati dai vescovi di diverse città italiane in questi giorni di arrivi sempre più massicci di profughi. La linea è comune e ben sintetizzata dalla parole del vescovo di Brescia, Sua Eccellenza monsignor Luciano Monari. “Le parrocchie mettano a disposizione spazi adeguati – ha detto nel corso della prima giornata del convegno del clero – per un’accoglienza diffusa sul territorio. La presenza di poche unità nelle comunità parrocchiali favorisce un approccio più sereno da parte della popolazione”. L’invito alle parrocchie è quindi quello a individuare spazi affinché i profughi “non siamo raccolti insieme, ma siano diffusi sul territorio per un impatto più dolce con lo stesso e anche per una integrazione più grande”.

Gli ha fatto eco la Diocesi di Treviso che, tramite una lettera del vicario generale don Adriano Cevolotto, si è rivolta ai suoi parroci, sollecitando “la ricerca di offerte abitative per piccoli gruppi di migranti (2-5 persone)”. L’obiettivo è quello di affidare alle parrocchie e alle famiglie la seconda accoglienza dei profughi, dopo la stretta emergenza. Alcune positive esperienze attraverso l’accoglienza familiare sono già state avviate nel territorio trevigiano, in seguito all’appello, rivolto poco più di un mese, dal vescovo della città veneta “a uomini e donne di buona volontà” sul dovere di ospitare i bisognosi.

Ancora più forte l’invito rivolto dall’arcivescovo di Milano, Sua Eminenza cardinale Angelo Scola, durante l’Assemblea dei Decani che si sta svolgendo a Venegono, in provincia di Varese. “Invito le parrocchie della Diocesi – ha detto Scola – a verificare la possibilità di mettere a disposizione temporanea spazi, anche piccoli, per accogliere i migranti che sono giunti o stanno per arrivare in Italia”. La Diocesi milanese è comunque già da tempo attiva su questo fronte, con una fitta rete di cooperative, associazioni, parrocchie e volontari. Ai 781 posti letto distribuiti per 52 diverse strutture, se ne sono appena aggiunti ancora 130 in altri 6 luoghi di accoglienza, di cui 3 in città e altrettanti in provincia.

Ma l’intervento del cardinale Scola ha investito anche la sfera politica. “Chiedo un passo in avanti sulle leggi e le regole che normano questa accoglienza – ha aggiunto -: perché i tempi per il rilascio dei documenti dovuti sono spesso così lunghi? Perché non si può permettere che i migranti ospiti, su base volontaria, possano partecipare con il loro lavoro alle esigenze della comunità?” Per concludere poi con un richiamo ai fedeli: “Alle comunità – ha detto Scola – è chiesto di lasciarsi provocare dai bisogni di questi nostri fratelli migranti: questi gesti di generosità sono occasioni preziose per esprimere nella pratica la dimensione culturale della fede che ci chiede di esprimere, in ogni gesto della nostra esistenza, gli stessi sentimenti di Cristo”.

Altrettanto concreta la richiesta rivolta dall’arcivescovo di Torino, Sua Eccellenza monsignor Cesare Nosiglia, “a promuovere in ogni unità pastorale uno o più luoghi di accoglienza temporanea  capaci di ospitare 5 persone ciascuno, cercando la disponibilità presso parrocchie, istituti religiosi, case di riposo, altre strutture ecclesiali del territorio”. Un’operazione capillare e parallela alla disponibilità delle famiglie ad accogliere alcuni rifugiati.

Parole che testimoniano come le diocesi italiane stiano seguendo l’appello di Papa Francesco ad aprire le proprie strutture e i propri locali all’accoglienza dei profughi, senza lasciarsi fermare da quella che lo stesso Bergoglio aveva definito “globalizzazione dell’indifferenza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda dei vescovi italiani si colloca la linea di Amici dei Bambini che promuove un’accoglienza basata sull’affido familiare dei minori stranieri non accompagnati e delle mamme con bambini e sulla realizzazione di piccole comunità, come “La Tenda di Abramo” in provincia di Milano, per dare ospitalità a nuclei familiari con figli.

 

Fonti: Avvenire, la Repubblica, Giornale di Brescia