Il punto di vista dei figli adottivi/2 : “Devo tutto a ‘questi’ genitori: mia madre adottiva è la mia mamma e mio papà si è subito innamorato di me”

adozioni-sardegnaPubblichiamo la seconda parte dell’intervista realizzata da Bergamonews a dei ragazzi adottati (Suvarna, Vigey, Caterina, Susha e Artur) che hanno accettato di parlare della propria storia.

Ieri, 23 marzo, abbiamo pubblicato la prima parte nella quale i ragazzi parlano di quando sono stati adottati e di come si trovano in Italia. Oggi pubblichiamo il seguito in cui parlano della famiglia adottiva e il “rapporto” con la famiglia d’origine e il richiamo delle origini. Quello che viene fuori anche da queste battute è che l’adozione è una cosa meravigliosa, principio su cui Ai.Bi. impianterà la campagna  di informazione e sensibilizzazione #adozioneunacosameravigliosa  che presto attraverserà tutta l’Italia.

 E voi, invece, cosa volete o potete dirci?
(Suvarna) “Fortunatamente mi sono trovata in una splendida famiglia che è sempre stata al mio fianco e non mi ha fatto mancare nulla. Credo che la stessa cosa valga per mio fratello”.(Vigey annuisce) “Anche a lui devo molto e so che può sembrare una frase banale ma…Penso sia indicativo pensare di regalare tutto il bene di questo mondo prima a lui che a te stessa. Siamo complici e complementari”.
(Caterina G.) “Per quanto mi riguarda mi sento fortunata ad aver trovato una famiglia che da sempre mi ha considerata una figlia naturale. Mi hanno accolto a braccia aperte e mi hanno supportato nelle scelte; i miei genitori non mi hanno mai nascosto nulla, anzi, a 9 anni abbiamo fatto una vacanza perché io e Pietro vedessimo il nostro luogo d’origine, così da capire ancora di più quanto valore ha la vita”.
(Susha) “Anche io non posso che ritenermi super fortunata: i miei genitori mi sostengono e hanno fatto enormi sacrifici. Siamo una bella famiglia, con normalissimi alti e bassi”.

 

Caterina (Perego, ndr.), sappiamo che ha sentimenti un po’ diversi invece, vero?
“Mia madre adottiva, che è a tutti gli effetti mia mamma, non riusciva ad avere figli, per cui insieme a mio papà hanno deciso di adottare. Ritengo che tutto ciò sia un grande segno di amore e desiderio di dare amore. Devo ai miei tutto: ciò che so di me e del mio passato lo so grazie a loro e all’aiuto di mia zia suora, che lavora a Manaus da 50 anni e che li ha avvertiti 29 anni fa della possibilità di adottarmi. Mio padre mi ha raccontato di essersi subito innamorato di me quando mi ha vista piccina, così come mia madre. Non ho avuto, credo, particolari conseguenze: ho sempre raccontato a tutti di essere stata adottata. Io sono figlia unica, ho ricevuto amore incondizionato e sì, lo ammetto, forse sono stata anche un po’ viziata (dice facendo l’occhiolino, ndr). Sarò però sincera: soffro ed ho sofferto per il mio abbandono. Probabilmente questo mi distingue da tante persone: mia madre ‘naturale’ che mi ha portato in grembo 9 mesi non mi ha voluto. Fino a che non ho parlato con una psicologa non mi sono resa conto di quanto dolore questa cosa mi avesse provocato. Nutro un forte rancore nei suoi confronti; mi dispiace ma io proprio non riesco a concepire una madre che si allontana da un figlio al momento del parto. Non ti nascondo che mi piacerebbe sapere il motivo di una scelta simile, ma nient’altro di più. Non desidero conoscerla e tanto meno incontrarla, non voglio sentir parlare di lei. Mi rendo conto che tanti non capiranno il mio punto di vista, ma io la detesto. Quando sarò madre magari cambierò idea, non lo so, ma adesso io provo soltanto rabbia nei suoi confronti, così come so di avere un amore infinito per la mia famiglia e i miei genitori”.

Se oggi vi fermaste un attimo a pensare, sentireste il richiamo delle vostre origini?
(Susha) “Anche i miei genitori nell’agosto del 2010 mi hanno mostrato l’India e i luoghi in cui sono nata. Ho capito quanto sia importante non dimenticare le proprie origini ma no, per quanto mi riguarda non sento affatto il richiamo della mia terra”.
(Vigey) “Idem; come dicevo prima è come se fossi nato qui quindi non mi pongo nemmeno il problema”.
(Suvarna) “Io invece ogni tanto mi fermo a pensare, come dici tu. Per pura curiosità immagino come sarebbe stata la mia vita se non fossi stata adottata; questo non perché mi manchi qualcosa, assolutamente, ma semplicemente viene naturale”.
(Caterina G.) “Guarda, non so Pietro ma io non sento alcuna curiosità nei confronti delle mie origini. No ho mai nemmeno avuto l’idea di fare ricerche circa il mio ‘mini passato’ là. Non so se mi spiego?”.
(Caterina P.) “Per quel che riguarda mia madre naturale ho già parlato. Circa le mie origini invece posso dire che sento un forte richiamo: non so bene come dire… La gente qui non è come la popolazione latina e brasiliana. Io sono espansiva ed estroversa, e questi tratti qui non li riscontro. Sono caratteristiche che vedo più tipiche della ‘mia’ popolazione; anche mia zia suora me l’ha confermato. A volte immagino di tornare, imparare e parlare il portoghese per relazionarmi con gente forse più simile a me nel carattere. Avverto una sorta di dualismo in me: per metà bergamasca e per metà brasiliana”.
(Artur) “Ammetto che quella scelta di fronte a quel bivio di cui ti parlavo prima non è stata per niente facile. Io 15 anni fa aveva appena iniziato a costruire il mio futuro in Polonia e più o meno all’improvviso ho dovuto abbandonare tutto e tutti. Durante le estati siamo tornati (e lo facciamo ancora ogni tanto) a trovare i nonni. Ogni volta è un’emozione forte, ma d’altro canto l’altra metà della mia vita l’ho trascorsa qui nella bergamasca e mi sento italiano a tutti gli effetti”.