In Consiglio Europeo un accordo deludente e preoccupante: Amici dei Bambini firma con altre Ong un appello al Governo italiano e all’Unione Europea

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Gli occhi del mondo ormai sono rivolti all’immensa tragedia che sta colpendo in queste ore il Nepal, dove il terremoto ha causato già 2500 morti accertati, e siamo solo all’inizio. In Asia come in Europa il nemico è il tempo.

In Nepal c’è da salvare coloro che sono sepolti dalle macerie, nel Mediterraneo c’è da fermare un dramma che ha causato 1600 vittime dall’inizio dell’anno.

Ultimo atto di un fenomeno che ha causato dal 1998 tra i 15mila e 25mila morti, tutti nel tentativo di attraversare il ponte d’acqua a cavallo tra la disperazione e la salvezza, la guerra e la pace.

Rispetto all’esodo di migliaia di migranti, il Consiglio Europeo non si smentisce sulle migrazioni nel Mediterraneo: l’obiettivo principale è controllare, eventualmente soccorrere, accogliere il minimo possibile, rimpatriare il maggior numero possibile di persone.

Ci volevano i quasi mille morti annegati del canale di Sicilia per convocare un vertice straordinario del Consiglio Europeo, cosa che non accadde per i 366 morti di Lampedusa. Tuttavia le scelte assunte dai leader europei appaiono deludenti.

I fondi sono stati triplicati. Si parla di 120 milioni, quanto costava Mare Nostrum alla sola Italia. Briciole rispetto ai bilanci europei e cifra irrisoria rispetto alle implicazioni umanitarie, politiche e di sicurezza. Un vero cambiamento sarebbe stata la revisione del mandato di Frontex o il rafforzamento della protezione civile in chiave umanitaria nel Mare Mediterraneo.

Amici dei Bambini, insieme ad altre tredici ong (ACRA-CCS, Aidos,Amref, Oxfam Italia, AOI, Arci, CIPSI, Cospe, Cocis, Concord Italia, Save the Children, Focsiv, Link2007) ha firmato un appello rivolto al Governo italiano e all’Unione Europea per chiedere di:

  1. avviare un’operazione di ricerca e salvataggio (sul modello di “Mare Nostrum”) promossa, coordinata e finanziata a livello europeo, con il mandato del soccorso e della protezione dei migranti in mare;
  2. gestire e rendere concretamente possibile il processo di reinsediamento per i beneficiari di protezione internazionale. Garantire a uomini, donne e bambini, un transito sicuro verso l’Europa, in coordinamento con spazi umanitari e campi profughi, con la regia dell’UNHCR e la partecipazione attiva delle organizzazioni della società civile e per i diritti dei migranti, affinché venga salvaguardata la dignità umana e offerta una concreta via di fuga, di protezione e di sviluppo umano;
  3. sospendere per almeno 12 mesi il Regolamento di Dublino che, obbligando i migranti a richiedere asilo nel Paese di arrivo, genera squilibri e prolunga il calvario dei richiedenti asilo anche dentro le frontiere europee;
  4. legare i processi di migrazione a programmi di cooperazione internazionale e con lo sviluppo dei Paesi di origine e transito attraverso accordi internazionali che considerino la mobilità come una scelta che può favorire lo sviluppo umano, e che riportino condizioni specifiche sul rispetto dei diritti umani in quei Paesi, senza introdurre elementi di ricatto per trasferire la responsabilità della gestione dei flussi dei richiedenti asilo nei Paesi intorno all’Europa e al Mediterraneo;
  5. costruire una nuova narrativa rispetto al fenomeno migratorio che consenta un dibattito pubblico serio, basato sulla conoscenza dei dati reali, smascherando, di fronte ad un problema drammatico e complesso, il prevalere di speculazioni propagandistiche e di strumentalizzazioni elettorali, che hanno ormai influenzato gravemente l’opinione pubblica.

Le organizzazioni firmatarie di questo appello chiedono con forza all’Unione Europea e ai suoi organismi decisionali (Parlamento, Commissione e Consiglio) di porre in essere le misure necessarie per fermare la strage dei migranti nel Mediterraneo e ribadiscono il loro impegno per la realizzazione delle azioni previste in questo documento.