Islanda, 12mila cittadini pronti ad accogliere profughi siriani con il sostegno del governo

islandaChi ha detto che le popolazioni nordiche sono di animo freddo? A smentire questo luogo comune sono in questi giorni circa 12mila islandesi che hanno offerto la propria disponibilità ad accogliere altrettanti profughi siriani.

I cittadini del Paese più a nord d’Europa stanno infatti rispondendo in massa all’appello lanciato da una professoressa. Bryndis Bjorgvinsdottir, questo il nome della docente, ha ideato questa iniziativa per l’accoglienza dei migranti in fuga dalla guerra civile in Siria e, sfruttando le potenzialità mediatiche di Facebook, nel giro di 24 ore ha ottenuto l’adesione di 12mila cittadini disposte ad aprire le proprie porte ai profughi provenienti da quella martoriata zona del Medio Oriente.

La società civile islandese si sta quindi dimostrando certamente più aperta e accogliente della sua classe politica. Il governo di Reykjavik, infatti, aveva dato la sua disponibilità a ospitare soltanto 50 rifugiati. La mobilitazione dei cittadini intende fare molto di più e ha ottenuto l’approvazione del ministro del Welfare Eyglo Hardardottir.

Nel frattempo, anche il governo si è attivato, promettendo di aumentare la quota di profughi da ospitare e offrendo il proprio appoggio all’iniziativa della docente. Il premier Sigmund David Gunnarlaugsson ha infatti convocato una speciale commissione interministeriale per “mappare” le risorse locali e studiare un piano di ospitalità più ampio.

Soddisfatta la promotrice dell’iniziativa: “Penso che la gente ne abbia abbastanza di vedere nuove storie di morte dal Mediterraneo e dai campi profughi. E voglia fare qualcosa il prima possibile, ha affermato la Bjorgvinsdottir alla tv pubblica islandere Ruv.

Le 12mila persone disponibili all’ospitalità sono un numero enorme in relazione ai soli 321mila abitanti dell’Islanda. E il governo di Reykjavik, inizialmente poco disposto ad allargare la rete di accoglienza, ha subito dimostrato di comprendere l’importanza di poter far leva su una risorsa così importante, poco costosa e già pronta, come appunto le famiglie. Un esempio da seguire anche nel nostro Paese dove, al contrario, le istituzioni preferiscono continuare ad ammassare i profughi a migliaia all’interno di centri che diventano ben presto fonti di criminalità ed estremo disagio. Nonostante anche in Italia ci sia stata una mobilitazione di famiglie, come dimostrano le oltre 1.700 disponibilità all’accoglienza ricevute da Amici dei Bambini nell’ambito del suo progetto “Bambini in Alto Mare”. Una risorsa che da noi si continua a sprecare, al contrario di quanto avviene in Islanda dove invece viene incoraggiata e sostenuta.

 

Fonte: Tg Com 24