Italia. Minori fuori famiglia (2): affido negato ai bambini sotto i 2 anni. Due su tre vanno nelle comunità educative

bambino solo

Sono ancora tante le contraddizioni che caratterizzano la realtà dei minori fuori famiglia in Italia. La più preoccupante di queste è il ricorso ancora molto frequente ai servizi di tipo residenziale piuttosto che alle famiglie affidatarie per il collocamento di bambini e ragazzi temporaneamente allontanati dai propri genitori biologici. E quel che è peggio, in questo quadro, è che sono i più piccoli i soggetti ai quali troppo spesso si nega il diritto di essere accompagnati da un papà e da una mamma nel corso di questa fase molto delicata della propria vita. Un fenomeno decisamente preoccupante se si pensa che interessa 28.449 minori nel nostro Paese, di cui 14.194 in affido familiare e 14.255 in comunità: ancora tanti, pur in leggero e costante calo dal 2007, quando erano 32.400.

Il rapporto “Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31.12.2012”, redatto dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, rivela che quasi i due terzi dei bambini tra gli 0 e i 2 anni temporaneamente fuori famiglia si trovano in comunità residenziali: sono il 64,2% (ovvero 955 minori), mentre solo il 35,8% (568 bambini) vive con una famiglia affidataria. Niente affatto trascurabile è anche il dato relativo ai piccoli tra i 3 e i 5 anni: in questo caso, la percentuale di minori accolti in strutture residenziali è minoritario rispetto a quella di coloro che vivono con dei genitori affidatari, ma i primi sono pur sempre il 42,7%, contro il 57,3% dei secondi, ovvero 1.083 contro 1.561 minori. Paradossalmente, è dai 6 anni in su che si ricorre di più all’affido familiare:  La percentuale più bassa degli accolti in strutture residenziali si registra infatti nella fascia 6-10 anni: è del 38,6%, comunque più di uno su 3. Anche gli adolescenti fuori famiglia tra gli 11 e i 14 anni si trovano prevalentemente in affido familiare: il 54,2% contro il 45,8% che si trova in comunità.

Una situazione decisamente preoccupante, soprattutto alla luce di quanto previsto dalla legge, che afferma che i minori di età inferiore ai 6 anni siano accolti in affidamento familiare e non in comunità.

L’esperienza dell’affido familiare risulta invece tipica della fascia d’età tra i 6 e i 14 anni. Il 29,8% dei minori accolti da genitori affidatari, infatti, ha tra i 6 e i 10 anni e un altro 30,5 ha un’età compresa tra gli 11 e i 14 anni. I bambini sotto i 6 anni, invece, costituiscono meno del 15% del totale dei minori in affido familiare, in calo rispetto al pur modesto 15,5% fatto registrare nel 1999.

Tipicamente degli adolescenti è il ricorso alle strutture residenziali, di cui compongono il 44% della popolazione al 31 dicembre 2012. Ma resta una percentuale notevole, pari al 14,3%, di accolti in comunità costituita da minori che, stando alla legge, non dovrebbero trovarsi in quei luoghi: i bambini tra 0 e  6 anni. Con punte particolarmente preoccupanti in alcune regioni, come dimostrano il 24,4% della Lombardia e il 25% delle Marche.

Le due tipologie di accoglienza sono anche fortemente connotate rispetto al genere dei minori accolti. Le strutture residenziali sono popolate al 56,5% da maschi, situazione che appare invece ribaltata per quanto riguarda l’affido familiare, che invece vede una prevalenza di femmine. Su questo dato incide notevolmente anche la presenza di minori stranieri, per la maggior parte maschi. Solo il 33% dei giovanissimi stranieri fuori famiglia si trova infatti in affido familiare, la metà del 67% accolto invece in comunità. Percentuale, quest’ultima, che sale addirittura all’86% per i minori stranieri non accompagnati. Per quanto riguarda gli italiani, invece, la situazione è di maggiore equilibrio: il 47,5% contro il 52,5%, sempre a vantaggio, però, delle strutture di tipo residenziale.

Altre due notevoli contraddizioni caratterizzano lo scenario del collocamento dei minori fuori famiglia in Italia. Innanzitutto, è da notare che solo il 17% delle comunità residenziali è di tipo familiare, mentre nel 47% dei casi si tratta di strutture socio-educative. Ciò complica notevolmente l’applicazione dell’articolo 2 comma 4 della legge 184/1983, secondo cui “Il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento ad una famiglia e, ove ciò non sia possibile, mediante inserimento in comunità di tipo familiare caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali analoghi a quelli di una famiglia”.