Kafala: Italia denunciata ad altri due Comitati ONU

onuDopo aver interpellato il Comitato ONU per i diritti del Fanciullo di Ginevra per denunciare il ritardo con cui le istituzioni italiane stanno affrontando il processo di ratifica della Convenzione de L’Aja del 1996, Ai.Bi. si è rivolta oggi al Comitato ONU per i Diritti Umani e al Comitato ONU per la lotta alla discriminazione razziale – CERD per segnalare la violazione di una serie di articoli delle Convenzioni internazionali promosse dai rispettivi organismi delle Nazioni Unite.

La decisione dell’Italia di non riconoscere e non disciplinare la kafala – ovvero la più alta forma di protezione dell’infanzia abbandonata per i minori nati nei Paesi dell’Islam – è in pieno contrasto con il Patto internazionale sui diritti civili e politici ratificato dal governo italiano con la legge 881/1977.

Si violano in particolare gli articoli 2,12,18,24,26,27 del Patto, che è entrato in vigore nel nostro ordinamento dal 1977 con cui l’Italia si è impegnata a “rispettare e a garantire a tutti gli individui presenti sul suo territorio i diritti riconosciuti nel Patto, senza distinzione di razza, sesso, religione, lingua o di qualsiasi altra condizione” (articolo 2); “tutte le persone sono uguali di fronte alla legge e godono degli stessi diritti” (articolo 6).

Il Patto tutela, in particolare, l’uguaglianza di ogni individuo dinanzi alla legge e il diritto a ricevere pari garanzie.

Questi sono alcuni principi violati dall’Italia a seguito del mancato riconoscimento della kafala nell’ordinamento giuridico, lacuna che di fatto discrimina l’accoglienza dei bambini abbandonati dei Paesi nordafricani.

Per questo Ai.Bi. si è rivolta al Comitato ONU per i Diritti Umani per sottoporre all’attenzione dell’organismo questa evidente violazione. Questa azione è possibile anche in virtù dell’adesione dell’Italia a una procedura prevista nel Protocollo opzionale del Patto, ovvero la possibilità per i privati di contestare la mancata applicazione dei principi stabiliti dalla Convenzione all’interno dell’ordinamento giuridico interno.

Ai.Bi. si  è appellata anche al Comitato ONU per la lotta alla discriminazione razziale, evidenziando che la mancata regolamentazione della kafala è in contrasto anche con la Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale.

In linea con quanto stabilito anche nel Patto del Comitato Onu per i Diritti Umani, gli Stati membri devono impegnarsi a sconfiggere qualsiasi forma di discriminazione razziale.

Alzare le barriere ai minori che provengono dai Paesi del Nord Africa, rimandando la questione della regolamentazione della kafala, va contro al principio di non discriminazione.

AiBi ha quindi chiesto che entrambi i Comitati dell’ONU portino la questione all’attenzione del Governo italiano, evidenziando che le istituzioni non hanno rispettato i principi dei due rispettivi trattati dell’ONU.