Kafala, mancata ratifica: Karim e Adam abbandonati con la famiglia in Italia

Vivere da abbandonati con la famiglia in Italia. E’ questa la triste situazione in cui si trovano Karim (6 anni) e Adam (10), costretti a vivere lontano dalle loro famiglie solo perché l’Italia non ha ancora ratificato la Convenzione dell’Aia del 1996, in cui si riconosce la kafala quale strumento di protezione per i minori dei paesi del Nord Africa.

Il piccolo Karim ha ormai 6 anni, quest’anno sta frequentando la prima elementare, vive a Casablanca con sua zia, ma lui la chiama mamma perché gli ultimi 3 anni della sua vita li ha praticamente trascorsi per la maggior parte del tempo con lei. La sua mamma è pero’ un’altra, Amina, che vive in Italia con suo marito da oltre 10 anni e 3 anni fa ha preso l’importante decisione di dare una famiglia al piccolo Karim che viveva in un orfanotrofio della città. La gioia immensa del trasmettersi l’amore reciprocamente si è infranta nel momento in cui Amina e suo marito si sono recati al Consolato italiano di Casablanca per chiedere il visto per il piccolo Karim, che gli è stato sistematicamente negato in quanto il governo italiano non riconosce la kafala come sistema di protezione dell’infanzia, diffuso non soltanto in tutti i paesi del nordafrica ma in generale nei paesi musulmani. Da 3 anni dunque Karim non riesce ad arrivare in Italia, i suoi genitori adottivi lo hanno lasciato alle cure amorevoli della famiglia della mamma e lui ovviamente di giorno in giorno si è affezionato alla persona che più gli sta vicino (sua zia) arrivando a chiamarla “mamma”.

Una storia intensa e forte che si lega a quella di Fatima e suo figlio Adam.

Fatima è una donna di poco più di 40 anni, rimasta ormai vedova, che vive da oltre 10 anni tra l’Italia e il Marocco. Ha persino la cittadinanza italiana. Madre di 3 figli biologici, un giorno alla fermata del bus una donna le ha consegnato tra le braccia un bambino chiedendole un aiuto un momento e poi è andata via senza mai tornare a recuperare il piccolo. Fatima non ha potuto non rimanere inerme davanti a un tale segno del destino e ha dunque immediatamente avviato le pratiche per la kafala. Adam è suo figlio da 2 anni e anche lei quando ha cercato di portarlo in Italia con sé si è vista negare il visto da parte del Consolato italiano di Casablanca.

Perché l’Italia continua a disilludere le attese di questi bambini? Sono oramai pochi i paesi che non hanno ancora ratificato, possibile che l’Italia debba essere l’ultima? Sono troppi i Karim e gli Adam che a causa del ritardo ingiustificato del Governo italiano sulla ratifica della Convenzione dell’Aia del 1996 e del mancato riconoscimento della kafala, ogni giorno sono ancora costretti a vivere senza l’amore e l’affetto che solo una famiglia può donare.