KENYA: Opportunità Negate!

E’ la terza volta che il sogno di un giovane care leavers (uscito dall’istituto) di partecipare a una conferenza internazionale s’infrange e la risposta che viene data allo sportello e’ “NO”.
Ci chiediamo e se lo chiedono anche i giovani membri del gruppo Kenyan Network of Care Leavers “PERCHE’? Perché l’unico membro che può avere i visti è il presidente del gruppo che ha un buon lavoro e già molti timbri e visti sul suo passaporto?”
Un giovane care leaver era stato invitato a un congresso per giovani care leavers in Italia in Agosto 2011 e tutti i suoi documenti erano in regola con lettere d’invito, copertura sanitaria, vitto e alloggio pagato durante il convegno, biglietto aereo insomma tutto il necessario per avere un sì ma proprio il giorno prima della sua partenza, gli è stato detto no con la giustificazione che la sostenibilità finanziaria non era garantita.
Poi è stata la volta di un altro giovane anche lui invitato a partecipare a una conferenza internazionale in Canada sull’affido. Anche lui era stato selezionato per rappresentare i giovani care leavers del Kenya ma il suo visto è stato negato perche’ non aveva abbastanza “esperienza di viaggio”.
Infine, una giovane ragazza selezionata tra diversi giovani del mondo a far parte di un ristretto gruppo di trenta che doveva partecipare a un convegno internazionale in USA il summit dei giovani che hanno vissuto in istituto. Lei è stata scelta per rappresentare i giovani del Kenya ed aveva tutti i documenti in regola richiesti dall’Ambasciata Americana per ottenere questo visto che le avrebbe permesso di rappresentare tutti i giovani che hanno vissuto in centri residenziali. Mercoledì la ragazza si è presentata allo sportello e l’ufficiale americano le ha dato il cartellino rosso che significa NO, ma la delusione più grossa che credo lei non si potrà mai dimenticare, è stata la giustificazione. Il visto le e’ stato negato perche’ e’ un’ORFANA e non ha legami famigliari che la potrebbero riportare in Kenya. Ma che colpa ha lei se quando aveva dodici anni la madre, una donna single, e’ morta lasciandola sola? Che colpa ha lei se ha vissuto in istituto fino a 18 anni e quando e’ uscita non ha trovato nessuno che era pronto a prendersi cura di lei? Perche’ mettere il dito nella piaga? Lei che e’ riuscita a finire il college, che e’ riuscita a trovare un lavoro sicuro, lei che vuole fare la giornalista, perche’ nessuno le ha dato credito?
Mi chiedo perche’ i giovani del Kenya non possano ottenere i visti per partecipare a delle conferenze internazionali quando Ai.Bi. garantisce per loro, e se li abbiamo scelti e’ perche’ abbiamo cieca fiducia nelle loro capacita’ di gestire la situazione. Vorrei abbattere questa barriera e vorrei sapere se chi nega i visti a questi giovani, abbia idea delle conseguenze che provoca. Oramai tra i giovani del Kenya Network of Care Leavers nessuno ha piu’ speranza di poter fare un’esperienza internazionale, di conoscere persone diverse e di poter rappresentare orgogliosamente i giovani che vivono o hanno vissuto in istituto.
E’ triste sapere che lo stigma accompagni questi ragazzi anche di fronte alle autorità e le varie ambasciate. Speriamo però non perdano mai la voglia di sognare e che un giorno anche i burocrati possano considerare questi ragazzi come vittime dell’abbandono e non come dei problemi.