Kenya: una generazione libera dall’AIDS

KENYA AIDS12.000 sono i bambini che ufficialmente si ammalano di AIDS ogni anno, in Kenya. Ma le nuove infezioni registrate nel paese raggiungono una quota totale annua di 100.000, a cui si aggiungono tutti i casi non pervenuti. Ad oggi, le persone infette nel paese sono ben 1,6 milioni. Troppe.

Tra questi scoraggianti dati, però, ci sono due buone notizie che aprono a delle prospettive a dir poco promettenti. La prima è che alcuni studi scientifici svolti negli Stati Uniti, dimostrano che la trasmissione del virus da madre a figlio potrebbe diminuire drasticamente. Inoltre, ci sono molte storie di persone che dimostrano come si possa condurre una vita normale pur essendo sieropositive.

Kevin De Cock, direttore del “Center for Global Health” presso il “Center for Disease Control and Prevention” (CDC), ha espresso la sua fiducia in una generazione libera dall’HIV in un prossimo futuro, non troppo lontano.

Da responsabile del CDC in Kenya, De Cock ha dichiarato che i recenti studi scientifici dimostrano che la trasmissione dell’HIV da madre a figlio è notevolmente ridotta, diminuendo così significativamente il numero di nuove infezioni.

Questo è un dato che dà speranza a milioni e milioni di infettati, è un segnale che è possibile evitare la pandemia globale senza rinunciare ad avere figli o preoccuparsi di condannare i propri piccoli all’HIV.

L’altra buona notizia è che un maggiore accesso ai farmaci anti-retrovirali, l’adesione ad una alimentazione sana, il sesso sicuro, e la circoncisione maschile, hanno generato storie di successo di molti infetti dall’HIV che grazie a questi accorgimenti ora vivono una vita normale.

All’inizio di marzo 2013, dagli Stati Uniti, è addirittura giunto un risultato sorprendente ad un’esperimentazione su una bambina nata con l’Aids che sembra essere “guarita” dal virus dopo un’aggressiva terapia antiretrovirale a cui era stata sottoposta due anni fa a meno di 30 ore dalla nascita. Lo hanno riferito i ricercatori americani durante la conferenza annuale “Retroviruses and Opportunistic Infections” ad Atlanta, nello stato americano della Georgia.

Se questi dati venissero confermati, potrebbero aprire la strada verso un nuovo tipo di cure per quelle migliaia di bimbi che ogni anno nascono affetti dall’Aids. Questo è un incoraggiante segnale anche per tutte le coppie che volessero adottare dei piccoli kenioti nati da madri sieropositive.

Questa prospettiva, però, potrebbe essere messa a rischio se i finanziamenti dedicati ai progetti per combattere l’HIV e l’AIDS fossero intaccati, o ridotti. Ed è una preoccupazione forte emersa dal dibattito pubblico su questo argomento che riguarda quasi 2 milioni di persone.

Una buona proposta sarebbe fare maggiore pressione sul governo per generare una nuova politica di supporto economico ai programmi che mirini a combattere questa piaga sociale, in modo non necessariamente centralizzato, bensì dislocandole su tutto il territorio per raggiungere anche le zone periferiche lontane dal centro amministrativo e istituzionale. Sarebbe altrettanto utile istituire un sistema nazionale sanitario mirato, che risponda alle esigenze dei kenioti infettati o malati di AIDS.

 

Fonte: STANDARDMEDIA.CO.KE , AVVENIRE.IT