“Ma Dio Tace”: un libro che sfida l’abbandono

madiotace100Dovremmo approfondire la spiritualità e la teologia dell’adozione, visto che noi tutti siamo figli adottivi di Dio »: così scriveva padre Mario Colombo nel 1984 in una lettera ritrovata da poco all’Associazione Ai.Bi.. Un monito divenuto una guida per Amici dei Bambini, importante realtà a livello internazionale nella lotta all’abbandono minorile, che con le famiglie adottive che hanno preso parte al suo movimento ha intrapreso un impegnativo cammino di scoperta della spiritualità dell’adozione.

Una ricerca individuale, di coppia ma anche di comunità, che ha spinto il presidente Marco Griffini a portare a termine un’opera, …Ma Dio tace, iniziata dieci anni fa e pubblicata a fine 2012; un libro edito dalla casa editrice Ancora con la quale Ai.Bi. ha avviato dal 2005 una collana dedicata proprio al valore trascendente di una scelta di vita, quella dell’adozione, che spinge molte famiglie ad accogliere un bambino abbandonato. L’autore esplora il significato più profondo del termine abbandono, sentimento che accomuna tanto i bambini rifiutati dai propri genitori quanto le coppie sterili, vittime di un torto che violenta il loro desiderio di famiglia.

« Le parole di padre Mario Colombo erano per noi incomprensibili trenta anni fa e sono state chiare circa dieci anni fa, quando grazie a una riflessione di Don Roberto Vignolo, un grande teologo di Lodi, in occasione di un incontro a Viboldone abbiamo capito come là sulla croce di Gesù ci siano i bimbi abbandonati che urlano” mamma perché mi hai abbandonato”, ma ci siamo anche noi coppie sterili che urliamo il nostro abbandono nei confronti di Dio. Abbiamo visto però come su quella croce l’abbandono non è l’ultima parola, perché Gesù nonostante l’abbandono del padre voleva credere di essere ancora suo figlio » , racconta Griffini, facendo appello a quella speranza di divenire figlio che permette tutti i giorni ad Ai.Bi. di dare ai numerosissimi bambini “scartati” di tutto il mondo una nuova vita, una nuova famiglia. « Lo vediamo ogni giorno nella nostra realtà adottiva come questi bambini che vivono anni e anni negli istituti mantengano comunque viva ogni giorno la speranza di essere ancora figli. Se si mantiene viva la speranza l’abbandono non è mai l’ultima parola. L’adozione non è solamente un atto giuridico, l’ adozione è un atto di fede; io divengo un genitore adottivo non in forza di una sentenza, ma in quanto credo che quella persona, quel ragazzo o quella bambina sia mio figlio e allo stesso tempo lui creda che io sia suo padre ».

Un appello, per far sì che tutte le famiglie che hanno scelto di intraprendere un’ adozione non si facciano scoraggiare dalla complessità e lungaggine degli iter burocratico giuridici, che ledono una situazione già delicata a livello internazionale.

Ne1 2012 infatti, secondo i dati della Commissione perle adozioni internazionali, le adozioni in Italia sono calate del 22 ,8% rispetto al 2011 e da1 2006 sono circa i1 50 % in meno le famiglie che si rivolgono ai tribunali per richiedere l’idoneità. Un fattore preoccupante legato, secondo Griffini, alla crisi economica, ma anche a un fattore culturale: «Purtroppo le coppie che si rivolgono all’adozione non sono viste come una risorsa per il bambino abbandonato ma come individui mossi da un atto egoistico, dall’esigenza di colmare il vuoto di non poter avere figli; così vengono trattate tanto dai tribunali quanto dai servizi e questo alla lunga ha creato una cultura negativa nei confronti dell’adozione che Amici dei Bambini sta cercando di cambiare promuovendo riforme e iniziative di sensibilizzazione».

 

( Il Cittadino, Elena Isella, 8 Marzo 2013)