Mario Balotelli: “Da piccolo mi disegnavo bianco per paura dei compagni”

mario-balotelli_280x0“Maestra, ma il mio cuore è bianco come quello degli altri oppure è nero come la mia faccia?”.

Con questa domanda, rivolta da Supermario alla sua maestra in terza elementare, si apre la biografia del campione della Nazionale, uscita in libreria il primo maggio, dal titolo “Balotelli. A cresta alta”, scritto da Raffaele Panizza e Gabriele Parpiglia (Roberto Maggi editore).

Il libro ripercorre tutta la vita del campione, dalle umili origini tra Accra e Konongo, ai lunghi mesi in un ospedale di Palermo – dove è nato da genitori ghanesi- con la vita appesa a un filo, ed è diviso in cinque parti: Infanzia senza tetto, Cuore da ghetto, Campione reietto, Fuori squadra senza nessun rispetto, Vita da maledetto.

È un testo che racconta il drammatico affido alla famiglia dei Balotelli, i permessi di soggiorno da rinnovare ogni due anni, per poi percorrere la sua carriera calcistica, dai primi calci ad un pallone, all’espulsione dalle squadre giovanili.

“Da piccolo mi disegnavo bianco per paura di non essere accettato dai compagni”, e da questa tenera rivelazione si capisce come il piccolo Mario soffrisse di un sottile squilibrio identitario, fra il suo essere italiano e la sua pelle africana. Alla sua maestra, Tiziana Gatti, ripeteva sempre la stessa domanda: sono nero o bianco come i compagni, come lei, come la mia mamma? Solo in terza elementare, raccontandogli la filastrocca francese L’homme de couleur, la sua insegnante riuscì a fargli accettare la sua diversità, con un sorriso.

La sua più grande paura, forse condivisa con tanti bambini che hanno vissuto l’esperienza di essere adottati, era quella di essere rispedito in Africa, dove ancora tanti, troppi, bimbi sono soli, senza una mamma e un papà, in attesa che la vita dia loro una chance, la stessa che ha ricevuto Mario e che gli ha permesso di diventare il campione che è.

Alla fine del libro, Supermario viene elogiato da Jean-Léonard Touadi, scrittore, giornalista e politico nelle file del Pd, anch’egli di origine congolese, che gli dedica una commovente lettera innalzandolo a eroe anti-razzismo.

Se Supermario giocasse anche per la “squadra” dell’adozione internazionale, forse potrebbe dare un nuovo impulso all’accoglienza, proprio per la sua storia fortunata e felice, che ne ha fatto uno dei 100 personaggi pubblici più influenti al mondo. Il più bel gol che potrebbe segnare Balotelli è la sconfitta della crisi delle adozioni, che solo in Italia sono calate, in un anno, del 22,34%.