Marocco. KAFALA: GRANDE MOBILITAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE OSRATY

Articolo pubblicato su due giornali marocchini, il Giornale L’ECONOMISTE – 9 febbraio 2012 ed il
Giornale Le Matin – 14 febbraio 2012:
<< La kafala é un atto generoso ma pieno di insidie. L'associazione marocchina di genitori adottivi - Osraty (la mia famiglia), si mobilita per sollevare gli ostacoli. Una giornata di studi è stata organizzata, il 2 febbraio, con tutti i rappresentanti che intervengono nel processo (giustizia, associazioni, orfanotrofi, ecc.). Questo evento fa eco alle numerose azioni intraprese da questa associazione per la promozione del kafala, e la spiegazione ai genitori adottivi del suo labirinto di aspetti giudiziari ed umani. In questo senso, una guida pratica é appena stata pubblicata da Osraty per spiegare la procedura ai futuri genitori. Per Fatema El Wafy Onfray, membro fondatore e vice presidente, si tratta di un "imperativo sociale!". Dichiara che "Unicef ha realizzato un rapporto nel 2005 che parla di 6.400 bambini abbandonati ogni anno in Marocco, di cui il 57% vengono presi in kafala, mentre il 43% restano nelle istituzioni." La kafala potrebbe essere dunque il miglior mezzo per fare in modo “che due mancanze, quella dei genitori e quella di un bambino abbandonato, diventino due felicità." Ma la strada verso questo ideale non è delle più semplici. È intralciato, in primo luogo, da una procedura giudiziale lunga "e che si presta alle volte ad interpretazioni" secondo Fatema El Wafy Onfray. I genitori o la donna sola che desiderano adottare, si rendono generalmente alle istituzioni che prendono in carico dei bambini abbandonati. Certe sono abilitate a cominciare la procedura in sito, mentre altri la rinviano direttamente dal giudice di tutela. Quest’ultimo deve avere in suo possesso, tra gli altri, l’atto di abbandono del bambino pronunciato dal giudice di prima istanza. Nella pratica, se i canali normali per percorrere questo giudizio sono lenti, spetta ai genitori adottivi attivare il processo. Quando riceve una domanda di kafala, il giudice di tutela conduce un'inchiesta su i genitori adottivi, e sulle loro attitudini morali e finanziarie necessarie a dare al bambino un'educazione adatta. Essi sono convocati a parecchi incontri e possono ricevere la visita degli assistenti sociali. In caso di giudizio favorevole, gli viene rimessa un'ordinanza che confida loro la kafala. Questa deve essere eseguita dal tribunale di prima istanza entro 15 giorni, ed il bambino può dunque entrare a far parte della sua nuova famiglia a tutti gli effetti. La legge prevede che il giudice di tutela della circoscrizione di residenza della nuova famiglia sia incaricato di seguire e di controllare la situazione del bambino oggetto della kafala e di assicurarsi che il makfoul (il genitore kafil) onora bene gli obblighi che gli incombono", articolo 19 legge n°15 -09). Dopo la tappa puramente giudiziale, c'è tutto un processo psicologico ed affettivo che è legato all'arrivo del bambino. A questo proposito, la neonatologa e psicanalista, Souad Hamdani sottolinea l'importanza del termine "genitori adottivi". Per lei "ciò introduce già l'importanza della reciprocità del processo. I genitori che hanno scelto di adottare un bambino devono a loro volta essere adottati". Parecchi genitori temono di mettere l'equilibrio della famiglia in pericolo informando i loro bambini delle loro origini. Secondo Fatema El Wafy Onfray, "sarebbe più giusto informarli fin dai loro primi mesi affinché assimilino la notizia, si dovrebbe rispondere il più onestamente possibile alle loro domande, mettendoci il tatto e la delicatezza necessari". Dir loro la verità evita che lo apprendano in un cattivo modo. "Poiché la società marocchina non è delicata verso i bambini abbandonati. L'espressione "bambino del peccato" lo testimonia. Delle persone capaci di una simile aberrazione potrebbero informare in malo modo il bambino sulle sue origini, e non del modo meno offensivo", spiega. Osraty spera di veicolare questo messaggio, ed aspira ad essere un elargitore di informazioni, una mano tesa per accompagnare i genitori che desiderano adottare in tutti i loro passi, prima durante e dopo la kafala. Anche la tracciabilità delle origini dovrebbe essere disciplinata meglio, affinché il bambino vi possa fare riferimento in seguito. Il progetto più importante dell'associazione è la creazione, in partnership con il Ministero della Famiglia, di un Centro nazionale nel quale ci sarebbero degli psicologi, delle assistenti sociali. Lo scopo è di evitare il ritorno dei bambini, presi in kafala, nelle istituzioni. Cosa che avrebbe delle conseguenze nefaste per il bambino, che vivrebbe così un 2° abbandono. Inoltre, al suo interno, sarebbe condotto un lavoro di preparazione e di formazione dei futuri genitori adottivi. Il progetto è stato depositato al Ministero e l'associazione aspetta la risposta nei prossimi mesi. "Il progetto è enorme, e noi speriamo che la nuova ministra sarà all'ascolto. Abbiamo buone speranze", conclude Fatema El Wafy Onfray >>.