Nelle seconde adozioni è rilevante la situazione lavorativa dei genitori?

Buongiorno Ai.Bi.

Avrei bisogno di un chiarimento relativamente alle possibilità di una coppia di poter procedere con una seconda adozione. Sappiamo bene che la situazione economica della famiglia, e quindi le condizioni lavorative dei genitori, riveste un’importanza rilevante nella valutazione dei servizi sociali e del Tribunale al fine di concedere a una coppia di poter avviare un iter adottivo. Vorrei capire se, nel caso specifico della seconda  adozione, siano richiesti da questo punto di vista dei parametri particolari. Nella mia famiglia, solo mio marito ha un impiego a stabile, mentre io lavoro part-time e con contratti a termine. Abbiamo adottato 3 anni fa un bambino peruviano e ce la stiamo cavando abbastanza bene. Ora vorremmo procedere con una seconda adozione, ma abbiamo bisogno di capire prima se la nostra situazione lavorativa possa essere compatibile con questo nostro desiderio oppure no.

Grazie,

Maria Elena

 

cbernicchi-fotoBuongiorno Maria Elena.

Di per sé, la legge italiana non prevede criteri particolari in merito al lavoro degli  aspiranti genitori nell’ottica di una seconda adozione. Non è obbligatorio, per esempio, che entrambi abbiano un impiego a tempo indeterminato per poter accogliere in adozione un secondo minore.

Detto questo, però, al fine di poter garantire al futuro figlio e a tutto il nucleo famigliare un tenore di vita dignitoso, è però certamente necessario che le condizioni lavorative della coppia siano tali da poter assicurare un reddito compatibile con le esigenze di 4 persone, di cui 2 sono minori.

Premetto che, qualora una coppia intenda procedere con una seconda adozione, sarebbe  tenuta a seguire un nuovo iter adottivo dall’inizio alla fine, cominciando con la presentazione della domanda di idoneità e proseguendo poi con i colloqui con i servizi sociali e con tutti i passaggi previsti dal percorso dell’adozione internazionale.

Prima di presentare la domanda, però, sarebbe utile verificare che il tenore di vita del nucleo famigliare sia tale da poter offrire all’eventuale futuro secondo figlio un tenore di vita adeguato. È necessario tenere presente vari aspetti, a cominciare dal contesto socio-economico in cui ci si trova, come per esempio la regione di residenza. A seconda dei casi, quindi, una famiglia potrà dimostrarsi in grado o meno di crescere dignitosamente due figli.

Una volta avviato il percorso adottivo, poi, la coppia è tenuta a sostenere  nuovamente i colloqui con i servizi sociali. Gli operatori sociali incontreranno di fatto una “nuova” famiglia rispetto a quella conosciuta in occasione dei colloqui che hanno preceduto la prima adozione: non più un nucleo di 2 persone senza figli, ma uno di 3 persone con un figlio, con nuove esigenze e nuove dinamiche. Gli operatori saranno quindi chiamati a valutare se quel contesto famigliare, in cui le condizioni lavorative rappresentano un aspetto decisamente rilevante, è idoneo ad accogliere un secondo figlio.

Infine, una volta ottenuto il decreto di idoneità e affidato il mandato a un ente autorizzato, è necessario confrontarsi con i requisiti previsti dai diversi Paesi di origine dei figli adottivi. La Cina, per esempio, prevede che almeno uno dei coniugi abbia un impiego stabile e che l’introito annuale minimo della famiglia adottiva ammonti a 30mila dollari più 10mila dollari per ogni figlio, futuro figlio adottivo compreso, senza contare eventuali pensioni, sussidi di disoccupazione o governativi.

Tanti cari saluti,

 

Cinzia Bernicchi

Consulente di Ai.Bi.