Nozze gay: il Cardinale, la bambina e il Presidente della Repubblica. Il dibattito deve mettere al centro l’interesse del minore.

cardinale boAffermare che omo ed etero sono coppie equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza, è negare un’evidenza che a doverla spiegare vien da piangere. Siamo giunti a un tale oscuramento della ragione, da pensare che siano le leggi a stabilire la verità delle cose. Ad un tale oscuramento del bene comune da confondere i desideri degli individui con i diritti fondamentali della persona”. Con queste parole il Cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna ha preso posizione con forza, nei giorni scorsi, di fronte alle dichiarazioni del sindaco bolognese, Virginio Merola sul riconoscimento di matrimonio e adozioni per le coppie omosessuali. Affermazioni che per Caffarra sono “di tale gravità che meritano qualche riflessione”.

Quanto da lui profetato come ineluttabile destino del Paese a diventare definitivamente civile riconoscendo alle coppie omosessuali il diritto alle nozze e all’adozione è una battuta a braccio che costa poco: tanto non dipende dal Sindaco. Ma ciò non toglie la gravità di tale pubblica presa di posizione da parte di chi rappresenta l’intera città”.

E continua l’arcivescovo: “Naturalmente ci sarà chi, riempiendosi la bocca di laicità dello Stato (che è cosa ben più seria!) ci accuserà di voler imporre una dottrina religiosa. Ma qui non c’entra religione o partito, omofobia o discriminazione: sono i fondamentali di una civiltà estesa quanto il mondo e antica quanto la storia ad essere minati; forse non ci si accorge dell’enormità della posta in gioco”.

In discussione qui c’è il fondamentale “diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre”.

Ma andiamo con ordine. Proprio su questo tema, Ai.Bi. ha ricevuto e pubblicato, martedì scorso, la lettera di una bambina adottiva, originaria del Perù, che vive con la sua mamma e il suo papà italiani. La piccola Maria, che ha 12 anni e che è stata adottata quando ne aveva 7, si è rivolta al presidente Giorgio Napolitano, spaventata dal dibattito che, in questi giorni, aveva sentito alla televisione e alla radio:Io capisco l’amore che vogliono provare queste coppie per un bambino; ma se il bambino o la bambina venissero derisi dai compagni di scuola con delle battute così forti da colpire il cuore???!!! E se i bambini si rifiutassero di accettarli come genitori???? Per i gay sarebbe un colpo durissimo, rifiutati anche da loro, oltre ad essere derisi da altra gente a loro conosciuta, soffrirebbero di più!!!”.

A distanza di un giorno dalla pubblicazione, è arrivata la risposta del Presidente: “L’adozione da parte di coppie omosessuali costituisce una questione oggetto di dibattito a livello politico e sociale ed è apprezzabile che nelle tue riflessioni tu abbia cercato di considerare tanto le ragioni di queste coppie quanto le possibili ragioni dei bambini che, come te, vivono la condizione di figlia adottiva. Il Presidente ti manda un affettuoso saluto”.

Al di là dell’equilibrio diplomatico dei contenuti, che il Presidente della Repubblica si sia precipitato a rispondere, con tale prontezza, alla lettera di una bambina, la dice lunga sul clima politico incandescente entro cui si muove la discussione.

In Parlamento sono volate parole pesanti, fra leghisti e Sel. Gianluca Buonanno ha scatenato la bagarre in aula alla Camera accusando provocatoriamente: “Visto che tanto pensano solo ai matrimoni fra persone dello stesso sesso, alle adozioni da parte di persone dello stesso sesso, allora questi comunisti di Sel cambino nome se si chiamino Sodomia e libertà”.

Preoccupa che il dibattito scenda a questi toni quando l’unica cosa che conta è l’interesse del minore.

Le parole di Maria, nella semplice ingenuità di una ragazzina di 12 anni, sono chiare in proposito: “I bambini abbandonati come me sognano di avere una famiglia normale come la mia”.

Gli studi sulle coppie omosessuali che hanno adottato bambini (nei Paesi in cui ciò è possibile) sono numerosi, ma la maggior parte è stata svolta su campioni piccoli e non rappresentativi.

L’unica ricerca finora accolta, con un certo credito, dalla comunità scientifica, ma totalmente screditata dalle comunità gay, è quella condotta da un sociologo dell’università del Texas, Mark Regnerus, “New Family Structures Study” .

Pubblicata nel 2012, l’indagine si basa su un campione di 12.000 figli adottivi, di genitori omosessuali, ormai cresciuti.

Molti i dati e le percentuali inquietanti che sono riportate: il 12% pensa al suicidio (contro il 5% dei figli di coppie etero), il 40% è più incline al tradimento (contro il 13%), il 28% è disoccupato (contro l’8%), il 19% ricorre alla psicoterapia (contro l’8%). Altro numero allarmante: nel 40% hanno contratto una patologia trasmissibile sessualmente (contro l’8%).

Ma al di là delle cifre (e della loro attendibilità “scientifica”) vale il semplice buon senso psicologico.Le battaglie vanno condotte per i bambini e non sui o attraverso i bambini. Occorre focalizzare il discorso dal loro punto di vista e pertanto pensare solo alle loro fatiche e alle loro opportunità”, spiega la psicologa di Ai.Bi. Lisa Trasforini. “Per questo è importante prevenire, con un atteggiamento adulto di rispetto e di protezione, traumi e difficoltà collegate alla realtà che si vive”.