La voce di un padre adottivo: “Un Paese civile sostiene le Adozioni, le famiglie e i bambini: l’Italia non è un paese per famiglie adottive”

L’Italia “NON È UN PAESE PER FAMIGLIE ADOTTIVE” è la triste e amara costatazione a che un padre adottivo, Fabio Selini, affida ad un appello pubblicato sul suo account face book e rivolto a tutte le famiglie accoglienti d’Italia perché esigano delle riposte.

Avrei voluto scrivere un lungo articolo su questa penosa faccenda dei Rimborsi per le adozioni internazionali. Avrei potuto raccontare di famiglie che hanno acceso un mutuo per sostenere le spese adottive e che contavano nei Rimborsi per rientrare almeno un po’. O di quelle coppie che pensavano di usare i Rimborsi come base per un’altra Adozione e che devono rinunciare. Intanto i bambini crescono in istituto (non è mai banale ricordarlo). Magari spiegare di papà e mamme che per inseguire il sogno di un incontro hanno “dilapidato” il proprio Tfr o chiesto la cessione del quinto dello stipendio e contavano di rintuzzare le risorse famigliari con i Rimborsi. Oppure le storie di famiglie alle prese con i tanti problemi post Adozione che ogni mese spendono centinaia di euro per curare le ferite fisiche e psicologiche dei loro figli e alle quali non dispiacerebbe utilizzare i (beceri?) denari dei Rimborsi. O palesare le ragioni delle famiglie Ado che ritengono civile, morale o semplicemente dovuti gli impegni di uno Stato che si ritiene civile.”

In poche ma intense righe, papà Fabio, racconta la realtà di tante famiglie adottive. Realtà diverse, ognuna con la propria economia familiare, ciascuna con le proprie esigenze, piccoli o grandi sacrifici fatti e ancora da fare per tanti anni, ma tutte, proprio tutte, mosse da un unico desidero: incontrare il proprio figlio. Famiglie che con i rimborsi – dovuti – avrebbero sanato parte del mutuo acceso per l’adozione o affrontato con più serenità le spese di un sostegno di post adozione o non avrebbero rinunciato a diventare mamma e papà di un secondo figlio. Rimborsi dovuti quelli alle famiglie perché impegni già presi e soldi già annunciati.

Perché un Paese civile sostiene le Adozioni, le famiglie e i bambini.” – incalza Fabio Selini – “Quante altre storie come queste? Quanti piccoli enormi mondi famigliari? Quante difficoltà? Quanti progetti rinviati o rinunciati? Perché si parla di denari, ma soprattutto di aspettative, futuro, prospettive. Si potrebbe andare avanti per pagine e pagine, ma so che è inutile; so già che nessuno ascolta le parole di un genitore adottivo, perché è il solito parlarsi addosso, perché in Parlamento la gente, mi sa, non ha gli stessi problemi. Populista? Può darsi … chissenefrega! Perché la politica e le istituzioni sono davvero distanti quando c’è di mezzo il destino di un’istituzione importante quella delle Adozioni. Tutto molto triste e preoccupante. Tutto penosamente vero. Perché questo non è un Paese per famiglie Adottive. Un Paese che non ascolta.”

Eppure in Italia sono oltre 14mila le famiglie che si sono formate dal 2012 a oggi grazie all’adozione internazionale, famiglie che pensavano di contare anche su questo rimborso.

E allora … basta. Silenzio. Seeeeeeee … come no? Facciamo casino, tutti insieme, urliamo. Noi famiglie Adottive esistiamo.” è così che Selini fa appello a tutte le famiglie perché l’adozione internazionale non può e non deve morire. l’adozione internazionale non può morire nel silenzio di una certa politica.

In questo senso va anche la petizione su change.org del coordinamento delle associazioni familiari, CARE, che chiede a Gentiloni e al Governo di mantenere gli impegni presi ricordando che “pacta servanda sunt”.