Proposta shock di Boeri (Inps): “Congedo obbligatorio di 15 giorni ai neopapà: così si spezza il circolo vizioso che considera le lavoratrici madri solo un costo”. Sei d’accordo?

boeri“Dare uno shock” per “spezzare il circolo vizioso” dell’idea che una donna lavoratrice costi di più. È a una svolta culturale che ha pensato l’economista Tito Boeri, presidente dell’Inps, quando, domenica 6 novembre, ha promosso l’idea di un congedo parentale obbligatorio di 15 giorni per tutti i neo-papà, con eventuali sanzioni per i riluttanti. Una proposta che non ha mancato di fare discutere e che Aibinews sottopone all’attenzione anche dei suoi lettori, a cui propone di partecipare a un sondaggio.

Boeri ha in realtà rilanciato un’ipotesi già avanzata un anno fa dalla senatrice Anna Maria Pungente e dalla deputata Titti Di Salvo, entrambe del Partito Democratico, firmatarie di una proposta di legge che attualmente giace in Parlamento. Lo ha fatto a pochi giorni dalla conferma, nella legge di Stabilità, del congedo parentale di 2 giorni – obbligatorio dal 2016 -, ribadendo che un suo prolungamento fino a 15 giorni sarebbe “fondamentale” per un Paese come l’Italia dove le donne lavoratrici sono ancora “fortemente penalizzate”. L’attuale congedo per i padri “è troppo poco – dice il presidente dell’Inps -, non cambia la cultura dominante. In Italia c’è un circolo vizioso sbagliato tra datori di lavoro e cultura famigliare riguardo al ruolo delle donne, bisogna romperlo con delle scelte obbligate. I soliti incentivi non bastano”.

Boeri ha infatti ricordato che, nel nostro Paese, la percentuale delle donne lavoratrici sia del 65%, ma scenda al 50% in presenza di un figlio e al 40% con più figli. “In altri Paesi la differenza è minima – ha puntualizzato il presidente dell’istituto di previdenza -, quindi non è un fatto inevitabile. I datori di lavoro considerano le donne con figli come un costo e culturalmente si crede che le madri che lavorano siano cattive madri, ma non è così. Risultato: solo 4 padri su 100 prendono congedi facoltativi”.

Introdotto nel 2000 dall’allora ministro Livia Turco, il congedo parentale per i papà in Italia non ha mai davvero attecchito. Nel 2011 – ultimo anno di cui si conoscono i dati – solo il 6,9% degli aventi diritto ne ha fatto richiesta. Le condizioni, del resto, non sono convenienti. Si può chiedere di astenersi dal lavoro nei primi 12 anni di vita del figlio: entro i 6 anni il taglio dello stipendio è del 30%, aumenta tra i 6 e gli 8 e oltre quell’età non c’è più alcun indennizzo. Il confronto con altri Paesi europei è impietoso. La Svezia offre 7 giorni di congedo e la possibilità di chiedere da 2 a 10 settimane al 75% della retribuzione. In Francia sono previsti 3 giorni obbligatori più altri 11 facoltativi all’80% dello stipendio. Due settimane previste invece in Spagna e Regno Unito. Ma ci sono anche Polonia e Austria dove i padri che usufruiscono del congedo sono meno di un quinto.

Sull’idea del presidente dell’Inps le opinioni di spaccano. “Ben venga la proposta avanzata da Boeri – commenta la filosofa e deputata del Gruppo Misto Michela Marzano -. Almeno anche in Italia la si smetterà si considerare automaticamente le donne con figli come un costo per le aziende oppure di appiccicare addosso  alle madri che continuano a lavorare l’etichetta di ‘cattive madri’. Gli uomini si sentiranno responsabili e finiranno col prendere sul serio il ‘lavoro’ di padri. Visto che talvolta, affinché la mentalità e i costumi di un Paese evolvano, è necessario passare attraverso l’obbligatorietà della legge.

Di parere opposto il giornalista e direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti che si dice shockato “dall’idea che si stia andando sempre più verso uno Stato etico che vuole imporci con la forza comportamenti che attingono alla inviolabile sfera delle libertà private e individuali. Che cosa succede in una famiglia alla nascita di un figlio possono deciderlo esclusivamente padre e madre. Vogliamo che lo Stato  si fermi fuori dalla porta delle nostre case – chiede quindi Sallusti -, delle nostre vite, dei nostri rapporti. Uomini e donne si uniscono in famiglia dividendosi i compiti come meglio credono”.

 

Fonti: la Repubblica, La Stampa, il Giornale, Il Mattino

 

[poll id=”78″]