Psicologia dell’Adozione. Affido e adozione. E’ vero che l’affido, psicologicamente è molto più impegnativo dell’ adozione?

Sul come e quando “preferire” un Progetto all’altro non è possibile compiere una sorta di calcolo matematico sul quanto possa mostrarsi “impegnativo psicologicamente” un percorso a discapito o a beneficio dell’uno o dell’altro

Psicologa Giovanna Buonocore

L’affidamento familiare e l’adozione rappresentano due scelte di vita e di esperienza differenti ma con delle particolarità comuni.

L’affido è un intervento temporaneo di aiuto e di sostegno a un minore che proviene da una famiglia che non è in grado di occuparsi in modo adeguato e funzionale alla sua crescita, bisogni e necessità. L’adozione esprime la volontà di essere pienamente padri e madri di un bambino/a che non è nato in famiglia e che diviene figlio.

Per rispondere pienamente alla domanda bisogna considerare elementi e variabili diverse e non sempre prevedibili che orienterebbero verso una probabilità, e non certezza, di un’esperienza che assume connotazioni e significati molteplici. Sul come e quando “preferire” un Progetto all’altro non è possibile, a mio avviso, compiere una sorta di calcolo quasi meramente matematico sul quanto possa mostrarsi “impegnativo psicologicamente” un percorso a discapito o a beneficio dell’uno o dell’altro.

Da dove nasce il mio bisogno di aprirmi all’accoglienza?

Se fossi una persona che, in coppia o individualmente, avverte il desiderio di accogliere un minore cercherei di comprendere da cosa e perché nasce il mio bisogno di aprirmi all’accoglienza tout court. Sapere che un bambino, per un periodo circoscritto e generalmente predefinito, vive la necessità di dover essere inserito in una famiglia che lo affiancherà e supporterà nella crescita con l’obiettivo di ritornare nella sua famiglia di origine mi fa sentire in grado di gestire la mia responsabilità senza sentirmi manchevole o non pienamente riconosciuta la mia disponibilità? Accogliere un figlio, da un certo punto in poi della sua vita, per costruire e far crescere insieme la propria famiglia e storia di vita mi restituisce il senso della mia preferenza? Il sentirsi chiamare mamma o papà costituisce una necessità imprescindibile unitamente al famoso “per sempre” o ascoltare il proprio nome non stimola un echeggiare negativo e non lo accosto all’idea che l’orientarmi verso un iter temporaneo mi fa sentire non riconosciuto?

Le risposte alle proprie domande, quelle che ognuno dovrebbe porsi, sono ovviamente imprescindibili dalle proprie caratteristiche personali, dalle relazioni, dallo status, dalle possibilità soggettive che raccontano una storia specifica e tutto questo si andrà ad incontrare, intersecare ed intrecciare con quella individuale ed altrettanto particolareggiata di un bambino che, al di là delle proprie specificità chiede, a volte urlando altre volte sottovoce, di essere accompagnato nel proprio percorso di vita.

La famiglia come risorsa

La consapevolezza di rappresentare un punto di riferimento al quale riferirsi durante l’arco di vita accompagna e costituirà la certezza per i bambini che saranno scelti, in un caso o nell’altro, dalle famiglie accoglienti. Il vissuto particolareggiato, l’essere portatore di una propria storia dolorosa, chiede, in entrambi i casi, di essere pienamente riconosciuto ed accompagnato nella vita da adulti che, responsabilmente, siano capaci di uno sguardo fiducioso ed amorevole sulle sue possibilità di realizzarsi e crescere umanamente. L’atteggiamento di apertura accomuna sia l’affido temporaneo che l’adozione verso il passato del minore accolto nella propria casa, fino ad amarne tutta la sua storia, la sua famiglia, la sua diversità rendendola dignitosa di essere vissuta, riconosciuta ed amata. E che cos’è l’Amore, nella sua essenza e forma più pura, se non gratuità?

Così come ogni famiglia costituisce una propria storia e regole intrinseche specifiche anche ogni esperienza adottiva e di affidamento appare in tutta la sua specificità e pragmaticità che non possono offrire una sorta di “calcolo” sul peso e/o carico affettivo, emotivo e personale che si dovrà impiegare quotidianamente e giorno dopo giorno per contribuire alla crescita armonica ed equilibrata dei bambini.

Sicuramente è una scelta possibile per le famiglie che si possano sentire risorsa e, in entrambi i casi, di un’esperienza significativa ed “impegnativa” e psicologicamente avvolgente per tutti.

Dott.ssa Giovanna Buonocore

Psicologa della sede Ai.Bi. di Salerno

FARIS – Family Relationship International School forte di più di 30 anni di esperienza nel mondo della famiglia e dell’accoglienza, organizza corsi informativi e di preparazione riguardanti l’Affido e l’Adozione. Per maggiori informazioni visitate la pagina dedicata QUI