Quel bimbo a faccia in giù nella sabbia, che ci manda alla deriva

Aylan SiriaSiamo alla deriva.

Corpi abbandonati ai flutti, sbattuti qua e là da ideologie contrapposte. Annaspiamo fra le parole e boccheggiamo, alla ricerca di risposte.

Una foto a colori, che a colori non è: un bimbo a faccia in giù nella sabbia. Pallido come un diafano, sbiadito ricordo. Intriso di acqua, sale e domande, pesante come un macigno. O come una lacrima.

Mentre il mare sulla battigia va avanti e indietro, avanti e indietro, come nulla fosse, scavandogli la terra sotto. Tomba o culla, ricavata fra le onde di quel Mediterraneo che gli è entrato dentro, fin nel respiro, per poi sfilarglielo via. Lentamente.

Non c’è nulla di più tragico dell’assenza. L’assenza di vita, l’assenza di amore. Papà e mamma, ad esempio: chissà dove sono finiti, sprofondati in quale piega del dolore universale. Chissà se sanno, se ci sono ancora. Di certo non sono lì, con lui, adesso. Ed è questo il vero orrore, la spada piantata nel petto.

Un bimbo a faccia in giù nella sabbia, solo, il Nulla attorno. È il centro della scena, il punto di convergenza di occhi e cuore. La mano si allunga, quasi lo vorrebbe toccare. Smuoverlo, per vedere se è reale. Ma è come voler toccare il mistero della morte stessa, pensando di poterlo veramente raccontare.

Se non sentiamo un vuoto scavarci lo stomaco con rabbia e furore; se la carne non grida la nostra umana repulsione all’atrocità dell’assurdo che si compie sotto i nostri occhi, allora vuol dire che siamo morti anche noi.

 

Luigi Mariani
Country coordinator di Ai.Bi. in Siria

 

Ai.Bi. ha lanciato la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare le famiglie siriane a restare nel proprio paese e continuare a crescere i propri figli in condizioni dignitose, nonostante la grave crisi. Cibo, salute, scuola, casa, gioco: queste le cinque aree d’intervento. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa e per dare il tuo contributo, visita il sito dedicato.