Ragazzo si toglie la vita, l’Anfaa: basta alle discriminazioni

(Roma) “La Repubblica ha dato, nella cronaca nazionale, con ampio risalto, la notizia che un quindicenne si è suicidato, precisando che era figlio adottivo. Riteniamo che dal momento in cui un bambino diventa figlio ed è amato come figlio, non debba essere descritto come ‘naturale’, ‘legittimo’, ‘adottivo’. Alla storia privata di ciascuno è dovuto grande rispetto ed ogni fatto che lo coinvolga e che abbia una rilevanza per la comunità deve essere trattato con la dovuta correttezza e delicatezza. Lo stesso Garante per la privacy ha ribadito questo principio”. Così Frida Tonizzo, consigliere dell’Anfaa, commenta la notizia riportata dai giornali circa il suicidio avvenuto a potenza di un quindicenne di origine indiana che, a causa di una delusione d’amore, ha deciso di farla finita.

Tornando alla cronaca di Repubblica, la Ionizzo evidenzia come “l’aggettivazione sembra invece veicolare l’idea che ‘adottivo’ è associato a uno stereotipo negativo, come se l’adozione fosse causa o concausa di comportamenti censurabili. Fa pensare alla cultura che distingue i figli di serie A, quelli biologici, da quelli di serie B, adottati”.

“I figli non si distinguono per serie – continua -, si amano ciascuno col proprio nome e possiamo solo sperare che, nello spazio di libertà in cui ciascuno gioca la propria vita, ogni figlio costruisca il massimo di bene per sé e per gli altri. Difficile sapere dove affonda le sue radici il disagio di un adolescente, che lo portano a scelte estreme come il suicidio…. Ai familiari di questo ragazzo esprimiamo tutta la nostra vicinanza e solidarietà e chiediamo ancora una volta ai mezzi di informazione attenzione e riservatezza, non accanimento giornalistico”.

(fonte: Anfaa)