Romania: la realta’ nascosta dell’orfanotrofio di Bistrita

Il giornale britanico The Telegraph ha pubblicato in settimana un articolo in cui descrive in termini sconvolgenti le storie di vita dei bambini romeni abbandonati, ventanni anni dopo la caduta del regime di Ceausescu.

La giornalista che ha firmato l’articolo racconta della sua visita, il mese scorso, al Centro di Servizi Sociali di Bistrita descrivendo con parole dure le condizioni in cui vivono i 35 bambini nel centro. ”Vivono in condizioni miserabili, non adatte neppure per gli animali”.

“Nel 1990 l’orrore degli orfanotrofi della Romania è stato rivelato al mondo. Allora perché, dopo milioni di fondi comunitari versati al paese per sradicare tali istituzioni, migliaia di giovani vulnerabili restano in “carcere”?
Non capita spesso di incontrare un assaggio dell’inferno, ma una versione di esso esiste ed è su una strada non asfaltata a Bistrita, nel nord della Romania. Qui si trova un luogo che non è adatto per gli animali, tanto più per degli esseri umani, ma è l’unica casa che hanno 35 bambini rumeni di età variabile. Tutti hanno un certo grado di disabilità fisica o mentale.

L’edificio ha una piccola sala in cui 10 bambini, tra i quali uno di sette anni cieco, dormono e trascorrono qui ogni ora della giornata. Era il momento del pranzo quando abbiamo visitato i bambini, che con gli occhi persi nel vuoto stavano mangiando purè di patate con del latte acquoso servito da anziane badanti.
La cosa più inquietante di tutte è stato il silenzio. I bambini, le cui grida sono sempre senza risposta, presto tacciono. Mentre crescono, oscillano avanti e indietro, fino a compiere gesti autolesionistici e a diventare molto aggressivi.

Così ho potuto solo immaginare cosa fosse successo a Florin, un ragazzo di 17 anni, abbandonato alla nascita, che Anne Marie, la direttrice dell’Istituto, mi ha detto che era così aggressivo al punto di dover essere rinchiuso in una stanza isolata. Quando l’ho visto, era disteso apaticamente su un vecchio divano e mi guardava con gli occhi di un animale spaventato.
Tutto quello che capisce è: “Stai qui adesso” ci ha detto Anne Marie, prima di farci vedere come aveva fracassato alcune piastrelle del bagno. Il mio sangue scorreva freddo ha continuato. “Io non sono abbastanza forte per tenerlo calmo, così sto cercando di farlo spostare in una casa di riposo”.
In un’altra stanza, su un piano superiore, vi erano circa 10 bambini rattrappiti nei loro letti, ai quali era difficile dare un’età, ma Anne Marie mi disse che avevano da 9 a 26 anni.

Erano le 14.00 di una giornata autunnale soleggiata, ma tutti giacevano inerti sotto coperte sporche, alcuni legati alla struttura del letto con del nastro. Non c’erano sedie a rotelle o un ascensore, nessuno di loro era mai stato fuori, e la puzza di urina e feci era travolgente. 

Come può esistere ancora un luogo così? Dovrebbero essere stati chiusi molto tempo fa questi istituti.
E’ una tragedia di proporzioni inenarrabili per tanti genitori che, durante i 25 anni di regno del terrore del presidente Nicolae Ceausescu, furono incoraggiati a consegnare i propri figli alle cure dello Stato. Il governo voleva aumentare la popolazione, con l’obiettivo di creare un “Citizen’s Army”. La contraccezione e l’aborto vennero vietati, e alle donne fu detto che avere una famiglia numerosa era un dovere patriottico. Il risultato fu che i genitori avevano più figli di quanti ne potevano permettersi. Non c’era alternativa reale di mettere questi bambini non desiderati in un istituto…”