Sì all’adozione dei bambini in affido. Lo richiede il 65% dei votanti

bambino educatriceI genitori che accolgono un bambino con l’affido per lunghi periodi dovrebbero avere un canale privilegiato per la sua adozione, laddove il legame con la famiglia di origine si è sciolto. E’ questa la posizione emersa dal sondaggio, pubblicato lo scorso 19 aprile sul sito di Ai.Bi., dal titolo “Favorire l’adozione per i genitori affidatari?”; il 65% dei votanti si è detto quindi favorevole a questa possibilità sulla base di una petizione promossa dall’associazione di genitori affidatari “La Gabbianella”  in cui veniva richiesta una modifica della legge 184 per favorire la permanenza del bambino nella sua famiglia affidataria, qualora non si riesca a recuperare il rapporto con la famiglia di origine e l’affidamento di un minore si debba risolvere in adozione.

Ad oggi esiste già, come previsto dall’articolo 44 della legge 184, la fattispecie dell’adozione speciale dei minori affidati da parte dei loro genitori affidatari. Con la proposta “La Gabbianella” intende allargare questa possibilità residuale, “favorendo la permanenza del bambino nella famiglia in cui egli già si trova.”

Tuttavia l’istanza andrebbe contro il significato stesso dell’affido e dell’adozione; ribadire la distinzione tra le due modalità di accoglienza di un minore non significa arroccarsi su posizioni ideologiche, ma fare chiarezza sugli strumenti che  devono garantire a un bambino una stabilità familiare per sempre.

Un genitore affidatario, infatti, è consapevole fin dal momento in cui fa la sua scelta di accogliere un minore allontanato dal suo nucleo familiare, di mettersi a servizio di un bambino con una famiglia di origine temporaneamente in difficoltà. Gli offre sicurezza e affetto, aiutandolo a recuperare una situazione di “normalità” emotiva e fiducia verso gli adulti, pur sapendo che dovrà gestire il momento del distacco con il bambino, perché questo momento fa parte del percorso dell’affido. Il bene del bambino è avere dei genitori “per sempre”, ma la coppia affidataria è essenziale per fargli recuperare una relazione familiare interrotta dall’allontanamento dai genitori naturali, nell’attesa che possa essere figlio una volta per tutte.

L’aspirante genitore adottivo, invece, inizia il percorso dell’adozione per far sì che il minore fuori famiglia diventi suo figlio. Chi inizia questo percorso deve presentare una serie di criteri(l’idoneità del Tribunale per i Minorenni, il vincolo matrimoniale, il requisito della differenza d’età tra genitori e bambino) che per la coppia o il singolo genitore affidatario sono comunque a maglie più larghe.

Favorire l’adozione ai genitori affidatari rischierebbe di sovrapporre quello che è il ruolo del genitore affidatario, per sua stessa natura temporaneo, a quello del genitore naturale o adottivo, che ha invece un rilievo definitivo.

Il nodo da sciogliere, infatti, non dovrebbe essere quello di facilitare l’adozione da parte dei genitori affidatari, ma garantire la reale temporaneità dell’affido evitando che si protraggano all’infinito in un limbo affettivo che va contro all’interesse di ogni bambino a vivere nella stabilità delle relazioni familiari.