Siamo sposati, ma abbiamo la residenza in due luoghi diversi: la nostra domanda di adozione è a rischio?

Buongiorno Ai.Bi.,

prima di presentare la domanda di adozione internazionale, io e mio marito vorremmo sottoporvi una questione che potrebbe crearci dei problemi nel corso dell’iter. Siamo sposati da settembre 2014, ma conviviamo in modo continuativo dal 2012. Teoricamente, quindi, avremmo già i 3 anni di convivenza ininterrotta che la legge italiana sulle adozioni pone come requisito indispensabile per poter adottare. Tuttavia c’è un problema. All’inizio della nostra convivenza non abbiamo provveduto all’immediato cambio di residenza e, ancora oggi che siamo sposati, abbiamo la residenza in due posti diversi.

Per poter presentare domanda di adozione, è necessario aggiornare subito questo stato o l’importante è che risultiamo sposati? Come potremmo fare per dimostrare il nostro periodo di convivenza?

Grazie per le informazioni,

Monica

 

giudiceCara Monica,

situazioni come quella sua e di suo marito sono piuttosto diffuse. Per questa, come per altre questioni legate all’adozione internazionale, è necessario confrontarsi sempre con due ordinamenti: quello italiano e quello dei Paesi di origine dei minori che si intende adottare.

La legge italiana non dovrebbe creare problemi in casi come il vostro. Può accadere che, a riguardo, i vari Tribunali per i Minorenni del nostro Paese seguano prassi in parte differenti, ma in linea di massima la residenza non è un aspetto rilevante nel valutare un’istanza di adozione.

Secondo quanto affermato dall’articolo 6 della legge 184/1983, nella domanda di adozione è necessario indicare la data dalla quale risultate sposati e produrre un’autodichiarazione in cui si dica da quanto tempo convivete e dove. Fatto questo, per confermare che ciò che affermate corrisponde a verità, è necessario allegare un paio di dichiarazioni: quella di un vicino di casa e, nel caso in cui viviate in un appartamento in affitto, quella del padrone di casa, i quali attestano che voi effettivamente convivete continuativamente in quel determinato luogo. Alcuni Tribunali forniscono già modelli appositamente pensati per situazioni di questo tipo.

Eventuali problemi potrebbero derivare dalla legislazione dei Paesi di origine: alcuni impongono che la coppia sia sposata da almeno 5 anni, per altri la residenza potrebbe essere un criterio discriminante, altri ancora potrebbero non porre paletti. Come in tutti questi casi, il consiglio sarebbe quello di confrontarsi con l’ente autorizzato da voi scelto e rivolgersi quindi verso quei Paesi che non porrebbero problemi in merito.

Un caro saluto,

 

Ufficio Diritti di Ai.Bi.