Unioni civili, Bagnasco ribadisce il no della Chiesa: “E’ illogico applicare i diritti della famiglia ad altri tipi di relazione”

bagnascoLe unioni civili restano terreno di scontro politico e di dibattito tra Chiesa e Parlamento. Tanto da animare anche il dibattito della prima mattinata della XXIV Settimana di formazione e studi delle associazioni Amici dei Bambini e “La Pietra Scartata”. A tenere banco, lunedì 24 agosto, sono state le dichiarazioni con cui, il giorno precedente, è intervenuto sul tema il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Sua eccellenza monsignor Angelo Bagnasco. Il quale ha ribadito il suo “no” alle unioni civili. Una posizione chiara e intenzionata a far riflettere, alla luce del fatto che il premier Renzi recentemente è tornato a promettere che il provvedimento in materia deve “essere approvato entro la fine dell’anno”.

Il riferimento è al disegno di legge proposto dalla senatrice del Partito Democratico Monica Cirinnà, attualmente fermo in Commissione al Senato e in attesa di essere discusso in Aula, cosa che non avverrà comunque prima dell’autunno.

Un ddl su cui Bagnasco è fortemente critico. “Applicare gli stessi diritti della famiglia ad altri tipi di relazione – ha dichiarato il presidente della Cei – è voler trattare allo stesso modo realtà diverse: è un criterio scorretto anche logicamente”.

Approvazione per le parole di Bagnasco giungono da gran parte del Centrodestra. Il senatore del Ncd, Gaetano Quagliariello, intervistato dal “Corriere della Sera”, afferma infatti che le parole del presidente dei vescovi italiani “partono da una posizione direi laica, da un principio di realtà. Non ha chiuso gli occhi di fronte a una realtà evidente a tutti, né si sogna di negare la libertà personale di scelta e i diritti a essa connessi. Però torna al vero tema. Al matrimonio, alla sua intrinseca specificità legata alla procreazione”. “Il cardinale ha richiamato la ‘diversità’ delle situazioni – spiega Quagliariello -, ovvero matrimonio e unioni civili, e dalla necessità che vengano trattate diversamente altrimenti si arriva non solo all’accettazione delle adozioni, ma a pratiche come quella dell’utero in affitto che verrebbero inevitabilmente legittimate”. Insomma, il ddl Cirinnà non può andare bene “perché per esempio nel Titolo 1 copia addirittura fedelmente gli articoli del Codice civile sul matrimonio, ricorda il senatore Ncd.

Di tenore opposto le dichiarazioni sulle parole di Bagnasco da parte del senatore del Pd Giorgio Tonini, fautore dell’approvazione del ddl Cirinnà. “La sentenza 138 del 2010 della Corte Costituzionale fu chiara – ricorda Tonini -: i concetti di famiglia e di matrimonio ‘non si possono ritenere cristallizzati all’epoca in cui la Costituzione entrò in vigore’, ma questa interpretazione ‘non può spingersi fino al punto d’incidere sul nucleo della norma’, ovvero sull’inserimento delle coppie omosessuali nella normativa sul matrimonio”. Il ddl Cirinnà, quindi, secondo Tonini, non fa riferimento all’articolo 29 della Costituzione, che parla proprio di matrimonio, bensì all’articolo 2, che garantisce i diritti inviolabili dell’uomo “nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”.

 

Fonte: Corriere della Sera