Usa: se adotti un bambino nero ti costa di meno

Responsible girl putting money into piggy bank for future savingsLa stazione radio nazionale Usa, NPR, attraverso un concorso, ha portato alla luce un segreto del mondo delle adozioni: i bambini neri costano di meno.

Il concorso si chiama “The Race Card Project” e sta ricevendo migliaia di consensi. Chi vuole partecipare deve inviare un testo che abbia come tema il razzismo e un titolo al massimo di sei parole.

La vincitrice di quest’anno è Caryn Lantz, madre adottiva del Minnesota, che ha sottoposto alla giura una storia, intitolandola: “Six Words: Black Babies Cost Less to Adopt” ( sei parole: costa meno adottare  i bambini neri.

Insieme al marito, anche lui bianco come lei, la Lantz ha adottato due maschietti afro americani, rivolgendosi ad un’agenzia per le adozioni e dichiarandosi disposta ad accogliere un bimbo di qualsiasi nazionalità. L’unica preoccupazione era l’eventuale costo dell’adozione.

Un giorno, un fatto sconvolgente ha cambiato la sua vita. Una telefonata da parte dell’agenzia per le adozioni, in cui le veniva spiegato che adottare un bambino nero sarebbe costato di meno e l’attesa sarebbe stata più corta, poiché molti americani si rifiutavano di adottare un nascituro nero.

“Abbiamo molte più  richieste per un bimbo bi-razziale, ispanico, asiatico o bianco”. Le era stato detto.

“Rimasi esterrefatta”,  ha scritto la Lantz.

“Non potevo credere che ci fosse ancora discriminazione nei confronti di un bimbo nero ancor prima che fosse nato”.

I rappresentanti del “The Race Card Project”,  hanno intervistato assistenti sociali e agenzie per capire fino a che punto questa forma di razzismo fosse reale nel mondo delle adozioni. Un portavoce dell’agenzia per le adozioni ha risposto: “Preferiamo non parlarne, ma questa selezione razziale in effetti esiste. La verità  e  che non c’è  domanda per i bambini neri”.

Grande e immediata la risposta dei media e dei centri sociali.

E sul prestigioso mensile Atlantic, la scrittrice di colore Stacia Brown, ha scritto una bellissima risposta al triste fenomeno.

“Quelle sei parole mi hanno fatto pensare al 1857, quando un bimbo di un anno, nato da una coppia di schiavi, veniva venduto per 100 dollari nella Carolina del Sud. I prezzi degli schiavi variavano a seconda dell’età e della loro salute e se una ragazzina aveva davanti a se anni di gravidanza il suo valore aumentava”.

Nel suo libro intitolato Birthing a Slave Marie, Jenkins Schwartz,  ha raccontato che una ragazza quindicenne senza figli costava 800 dollari, mentre una donna fertile veniva venduta per 1.500 dollari in Tennessee.

E adesso, nel 2013, cos’è cambiato? Forse ben poco poiché  la NPR ha potuto constatare che in un’ agenzia per le adozioni, un neonato bi-razziale costa fino a 30 mila dollari, mentre uno nero solo 17 mila.

Naturalmente si tratta di prezzi che si adattano alla domanda e all’offerta del mercato, ed è triste costatare che la maggioranza degli americani non vuole adottare bimbi neri e formare una famiglia bi-razziale.

Alle donne incinta di colore, che vogliono “dare” il  loro neonato in adozione, vengono offerte meno cure mediche, meno assistenza sia sanitaria che psicologica.

Un analisi condotta nel 2010 dal Centre for Economic Policy,  ha portato alla luce il fatto che un neonato non “nero”, ha sette possibilità in più di essere adottato rispetto ad un bimbo bianco.

La colpa è degli stereotipi che si hanno in America nei confronti delle madri nere, che vengono viste come donne che si prostituiscono e che si drogano e quindi capaci di generare “bambini con difetti”: i cosiddetti crack babies.

 

Fonte: The Atlantic