Variante Omicron. Più contagiosa ma meno grave

Uno studio condotto in Inghilterra su tutti i casi di Omicron confermati nelle prime due settimane di dicembre suggerisce che la nuova variante porti a un rischio di ricovero minore del 40% rispetto alla variante Delta

Da quando la variante Omicron del coronavirus è comparsa e si è molto rapidamente affermata come quella prevalente in tutto il mondo, l’interrogativo di tutti, tanto dei medici quanto delle persone comuni, è stato quello di capire quanto questa nuova “versione” del virus fosse differente rispetto a quelle passate.

Variante Omicron: 5 volte più contagiosa, ma i ricoveri sono il 40% in meno

Ben presto è stato chiaro che la sua contagiosità fosse decisamente più alta rispetto alla variante Delta (fino a 5,4 volte), a sua volta giù decisamente più contagiosa del Coronavirus originale. Rimaneva l’incognita della sua pericolosità e della capacità dei vaccini di garantire ugualmente la copertura. Per questo secondo punto le Case farmaceutiche e un primo studio dell’Imperial College di Londra hanno provato a rispondere sottolineando l’importanza della terza dose che, nel caso dei vaccini a Rmkna messaggero riporta l’efficacia fino all’80%.
Sul versante della pericolosità, invece, dopo un primo studio condotto in Sudafrica, Paese nel quale la variante Omicron è stata individuata per la prima volta, ne arriva ora uno nuovo dalla Gran Bretagna, Paese che con questa variante si è dovuto confrontare presto. Il risultato conferma quanto già suggerito dallo studio sudafricano: la variante Omicron sembrerebbe provocare malattie più lievi che rendono meno probabile il ricovero in ospedale.

La variante Omicron preoccupa, ma la situazione non è quella del passato

Una buona notizia, certamente, anche se bisogna considerare che la più rapida diffusione del virus e, quindi, il maggior numero potenziale di contagiati, potrebbe portare ad avere comunque un numero di ricoveri molto elevato. Sostanzialmente: in termini percentuali i ricoveri sarebbero meno rispetto al totale delle infezioni, ma in termini assoluti potremmo avere gli stessi numeri.
Ferguson ha però tenuto a sottolineare che, oggi, non siamo in alcun modo in una situazione paragonabile a quella di un anno fa: “Con le terapie intensive traboccanti di pazienti”.