Zevola: “Chi lo adotterà? Fra i 2100 candidati sceglieremo una coppia con meno di 42 anni e non residente a Milano”

zevolaCoppia non residente a Milano e con meno di 42 anni. Questi i “requisiti” che devono avere  i futuri genitori di Giovanni, il bimbo di poche settimane abbandonato dalla mamma nella “Culla della vita” alla Mangiagalli e “battezzato” Giovanni dal medico che per primo lo ha tenuto in braccio. A “fissarli” è Mario Zevola, presidente del Tribunale dei minori di Milano dal 2008.

Il gesto della sua mamma si trasforma dunque in un dono: lasciandolo nella Culla della vita gli ha regalato la chance di avere una famiglia. Quella che ora potrà farsi avanti e proporsi per accogliere il bimbo di appena due mesi.

Cosa prevede l’iter? “Aspetto che arrivi una richiesta formale da parte del procuratore della Repubblica – spiega Mario Zevola, presidente del Tribunale dei minori di Milano dal 2008 –    presso questo tribunale. Potrà chiedere che si proceda ad ulteriori verifiche sulla condizione del bambino oppure, se sarà in possesso di elementi che attestino il suo effettivo stato di abbandono, potrebbe sollecitare che si proceda alla dichiarazione dello stato di adottabilità del piccolo. Ad ogni modo, anche se fossero necessari approfondimenti, nelle more di questo procedimento il bimbo potrebbe essere comunque affidato temporaneamente ad una famiglia che è in lista d’attesa. Ovviamente in vista della successiva adozione”.

Il tutto dovrebbe avvenire abbastanza velocemente “in media, situazioni di questo genere si possono risolvere con l’adozione in circa due mesi. Un tempo ragionevole nel caso in cui dovessero esserci dei ripensamenti da parte dei genitori naturali, utile pure affinché si possa accertare, fra l’altro, che la volontà della madre fosse proprio quella di abbandonarlo, anche se in questo caso non pare esserci bisogno di grandi indagini”.

Il “requisito” che la coppia non sia di Milano nasce dal fatto che il bambino è stato abbandonato nel capoluogo lombardo, e quindi per ragioni di opportunità si cercherà tra le coppie non residenti in città.

Tornando ai criteri per la scelta della nuova famiglia cui verrà dato in adozione il piccolo, una volta ristretta la rosa alle coppie in base alle caratteristiche indicate prima, il criterio applicabile potrà essere, in linea di massima, quello della precedenza nella presentazione della domanda di adozione. “Tenendo conto, però, che la legge prevede che la dichiarazione di disponibilità della famiglia – continua – ad adottare resti ‘valida’ per un periodo di tre anni. Dunque prima di operare la scelta finale sarà comunque necessario un ulteriore approfondimento”.

Complessivamente sono circa 2.100, in questo momento, le domande di adozione presso il Tribunale dei minori di Milano, competente sul territorio del distretto della corte d’appello, in pratica circa sei milioni di residenti. Tra luglio 2014 e giugno 2015, periodo considerato dalle statistiche come ultimo anno giudiziario, sono stati 97 i bambini assegnati in adozione nazionale dal nostro tribunale. Di questi, 37 erano neonati non riconosciuti.

Stiamo parlando di famiglie tutte in possesso dell’attestato di idoneità all’adozione – conclude – , naturalmente. Saranno valutate le relazioni più recenti dei servizi sociali e le caratteristiche della coppia vengono vagliate da una delle commissioni che lavorano con il tribunale per la scelta nelle adozioni, composte da un giudice onorario e dall’assistente sociale che segue il bambino”.

Fonte: Il Giorno