La fuga di massa dei minori albanesi non accompagnati: in Emilia Romagna oltre il 30% di quelli che arrivano in Italia

minori soliNon si ferma l’afflusso di minori albanesi soli in Emilia Romagna. L’allarme è stato lanciato nuovamente dall’assessore regionale al Welfare Elisabetta Gualmini in un recente incontro con i rappresentanti dei Comuni capoluogo di provincia. Dal confronto con i sindaci e gli assessori ai servizi sociali sono emerse alcune proposte per arrestare il fenomeno e trovare soluzioni al collocamento dei giovani albanesi che giungono nella regione senza adulti di riferimento.

Secondo un rapporto del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, al 31 ottobre 2015 i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia erano 9.699, di cui l’11,9% di origine albanese, pari a 1.159. Di questi ultimi, oltre un terzo (il 32,2%) si trova proprio in Emilia Romagna, dove rappresenta il 63,7% del totale dei minori stranieri non accompagnati: 374 su 587, sempre al 31 ottobre dell’anno appena trascorso.

Si tratta di minori che arrivano in genere con un visto turistico e poi rimangono sul territorio regionale, dove trovano accoglienza nelle varie strutture di servizio che provvedono anche a garantire loro l’accesso ai servizi scolastici. In questo modo vengono inseriti nel sistema di tutela dei minori non accompagnati, mentre le loro famiglie vivono altrove, in Albania o anche in Italia stessa. Inevitabile che il loro flusso si vada a confondere con quello dei minori che arrivano dagli sbarchi e dalle situazioni di guerra. “Ma in questo caso – evidenzia l’assessore regionale al Welfare – le famiglie ci sono e spesso per fortuna è possibile ritrovarle”.

“Si tratta di un vero e proprio abbandono di minori da parte dei loro parenti – denuncia Gualmini -, una violazione della Convenzione di New York sui diritti dei bambini e una chiara elusione delle norme e della legalità: un fenomeno, in aumento costante, e ormai insostenibile da parte dei Comuni”.

Le proposte scaturite dall’incontro tra Regione e Comuni vertono essenzialmente su 3 punti. Innanzitutto, il coinvolgimento di tutte le istituzioni del territorio: prefettura, questura, procura e tribunale per i minorenni. In secondo luogo, una forte sollecitazione al governo nazionale e alla Direzione Generale dell’Immigrazione affinché al più presto vengano introdotte norme specifiche per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Infine, la richiesta di nuove e incisive azioni, da parte del governo sia regionale che nazionale, con l’obiettivo di trovare accordi alternativi alla fuga di massa verso l’Emilia Romagna.

 

Fonti: Bologna Today, Regione Emilia Romagna