“Gli Enti spesso e volentieri non fanno il loro dovere…e ci sorprendiamo che le adozioni siano in calo?”

Anna scrive:

Mio marito ed io paghiamo ancora oggi le conseguente emotive di tre abbinamenti falliti (per fortuna 2 solo su carta!). Dall’Ente non abbiamo mai avuto un sostegno informativo (non ci hanno mai proposto corsi informativi o formativi o almeno spiegato il rischio sanitario relativamente al paese in corso di abbinamento), mai avuto un sostegno psicologico (anzi mai visto uno psicologo né subito un colloquio psicologico all’interno dell’Ente), traduzioni sulle condizioni sanitarie del bambino che abbiamo dovuto ripetere a nostro spese e che celavano realtà sanitarie ben più pesanti di quelle che con traduzioni “ad hoc” ci venivano presentate, viaggio in loco in cui abbiamo ricevuto solo pressing da parte dell’Ente, mai avuto una chiamata dall’ente per mettere a confronto la disponibilità al rischio sanitario riportato nel decreto e ciò che ci venivano abbinato. Siamo stati quindi minacciati di revoca mandato e per questo abbiamo esposto tutto alla CAI, non ci sembra una metodologia di lavoro corretta e stiamo aspettando, anche tramite avvocato, da più di un anno una risposta dalla stessa CAI (organo vigilante!) che riteniamo doverosa perché viviamo in un paese civile in cui ci dicono di avere fiducia nelle istituzioni. Tutto questo è normale? La trasparenza dov’è? Credo che oggi la consapevolezza delle coppie sia aumentata rispetto al passato e per questo stanno emergendo sempre più chiaramente le criticità che si nascondono dietro il mondo delle adozioni. Ci si meraviglia che le adozioni siano in calo?


Gentile Sig.ra,

leggo sempre con un senso di profonda tristezza e anche di sconforto le notizie come quelle che Lei ha inviato.

Credo che occorra separare la questione su due piani: uno è quello delle responsabilità dell’ente e l’altro è quello relativo al paese straniero.

L’ente ha certamente il compito di accogliere e accompagnare le coppie attraverso un percorso di maturazione anche con l’aiuto delle psicologhe ma soprattutto con l’appoggio di famiglie che hanno già adottato. Il paese straniero ha il dovere di trasmettere tutte le informazioni relative al/i minore/i da adottare comprese le informazioni di tipo sanitario. Va però tenuto presente che per esempio un paese come la Russia non permette di procedere con ulteriori approfondimenti: questi devono essere fatti dalla stessa coppia. Per tutti gli altri paesi è possibile fare ulteriori indagini, sempre che siano ritenute necessarie. La vostra esperienza lascia certamente un po’ di amaro in bocca perché si percepisce l’assoluta solitudine in cui siete stati lasciati. Ben vengano le criticità che dovrebbero servire a lavorare meglio, con più trasparenza e professionalità.

Irene Bertuzzi, area Formazione e Accompagnamento di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini