“Per me ha ragione Gosso!: l’ente ha troppi interessi nel processo adottivo”

Lucia scrive:

Si, Gosso ha ragione…si dovrebbe cercare di snellire la procedura istituzionale, soprattutto come tempi per ottenere o meno il decreto ma penso che l’istituzione del Tribunale dei Minori sia obbligatoria per avere un qualcuno al di sopra delle parti !! L’ente autorizzato per quanto onesto e trasparente possa essere non può decidere sull’ idoneità o meno di una coppia perché occupandosi poi direttamente di adozioni ha sicuramente interessi nel processo stesso. La capacità di obbiettività degl’ enti privati mi lascia qualche dubbio.


Cara Lucia,

innanzitutto il ruolo di “garanzia” e di istituzione “super partes” dei tribunali, in generale, ha senso nei casi in cui le decisioni da prendere riguardino diritti delle persone su cui quel provvedimento incide. Un’altra caratteristica è che si tratti di decisioni in qualche modo definitive. Già sotto questo aspetto, quella sulla idoneità delle coppie che desiderano adottare un minore straniero non è una decisione che ha queste caratteristiche: non esiste un “diritto ad adottare” perché l’interesse da tenere presente nell’intero percorso di accompagnamento delle coppie adottanti è quello del minore e la domanda di adozione può essere riproposta. Quindi la necessità di qualcuno “al di sopra delle parti” ha senso fino ad un certo punto.

In ogni caso, nella proposta di Ai.Bi. non sono gli Enti autorizzati a decidere sulla idoneità: la decisione spetterebbe ai Servizi socio assistenziali degli Enti locali. Il ruolo degli Enti autorizzati in questo senso sarebbe quello di fornire i servizi di informazione e formazione delle coppie, cosa che viene già fatta attualmente da molti Enti seppure in maniera non organizzata e non uniforme sul territorio nazionale. Gli Enti si occuperebbero anche della relazione psico-sociale che però – questo aspetto va precisato – sarebbe comunque incarico di professionisti iscritti in appositi albi. Le relazioni verrebbero trasmesse ai Servizi Sociali e solo a questi spetterebbe la decisione sulle coppie. Come già avviene, gli Enti saranno appositamente autorizzati a queste attività di formazione e accompagnamento e tutti i collaboratori dell’Ente sarebbero perfettamente conosciuti alla autorità “autorizzante”. Tra l’altro – è bene precisarlo – esistono professionisti (psicologi e assistenti sociali) che già attualmente collaborano contemporaneamente sia con gli Enti autorizzati che con i Servizi Sociali.

Uno dei vantaggi della formazione fornita da Enti, trattandosi in molti casi di associazioni familiari, è quello di permettere l’incontro degli aspiranti genitori con coppie che hanno già conosciuto per esperienza diretta il percorso adottivo. Proprio questo è il grande apporto qualitativo degli Enti nel percorso che le coppie dovrebbero essere chiamate a compiere PRIMA, e non solo dopo, la dichiarazione di idoneità.

Devo anche contraddire la definizione degli Enti da Lei indicati in “enti privati”, perché proprio perché autorizzati gli Enti svolgono un servizio pubblico, sono soggetti a controlli e sono realtà che non hanno alcuno scopo di lucro per requisito di legge. Questo è un aspetto che già oggi viene troppo spesso ignorato: l’Ente non agisce per interesse privatistico: esercita semmai un servizio pubblico per delega dell’Autorità nazionale competente e svolge già oggi le attività che la legge – e non solo il mandato “privato” delle coppie – gli attribuisce in collaborazione, e non in “alternativa” né in antagonismo, con il servizio pubblico.

Un caro saluto

Enrica Dato

Ufficio Diritti dei Minori di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini