Adozione. Dov’è la libertà di scegliere di diventare genitori se alcune forme di genitorialità sono precluse?

Non è forse discriminatorio che le tecniche scientifiche siano accessibili semplicemente pagando un ticket e l’adozione invece abbia costi proibitivi?…

 In questi ultimi mesi si è accentuato il dibattito sulla necessità di non mettere le donne nella condizione di dover scegliere tra lavoro e maternità, si è discusso di interventi a sostegno della natalità ed anche della libertà di decidere di non diventare madri. […]

Abbiamo parlato della necessità di rendere accessibili alternative alla sterilità attraverso la diffusione della conoscenza dei metodi naturali oltre alle possibilità che la scienza offre. Tutto giusto. Come è giusto continuare ad affermare che occorrono politiche familiari che permettano alle famiglie di “fare le famiglie”.

In questi mesi si parla anche tanto della necessità di superare qualsiasi forma di discriminazione. Tanta roba! … eppure, c’è un segmento di famiglie di cui non si parla molto che non sono libere di scegliere tra l’essere genitori o meno e sono anche discriminate.

Sono quelle famiglie e coppie che desiderano adottare un bambino.

Coppie sterili o coppie che già hanno figli desiderose e generosamente disponibili a donarsi come famiglia a chi non l’ha pur avendone il diritto, riconosciuto dalle nostre leggi e dalle convenzioni internazionali.

Perché questo? Perché una coppia che scopre di non riuscire ad avere figli, che prova sia la via della scienza che dei metodi naturali ma senza ottenere risultati, e si affaccia al mondo dell’adozione, a parte il fatto che deve affrontare un percorso ad ostacoli per ottenere l’idoneità, si trova di fronte a una duplice realtà: l’adozione nazionale (gratuita) vede un numero di coppie in attesa molto più alto dei bambini dichiarati adottabili, quindi è per molti un sogno irrealizzabile; l’adozione internazionale invece prevede una spesa media di 20.000 €. Per la stragrande maggioranza delle coppie cifra decisamente impegnativa. Un piccolo dato: si stima che le coppie sterili in Italia siano aggirino intorno ai 3,5 milioni!

Se invece la coppia ha già dei figli, molto difficilmente verrà abbinata per un bimbo in adozione nazionale (beh! Cosa pretendono, sono già a posto!) e per l’internazionale, sempre che insistano, vale lo stesso discorso economico con la differenza che per chi ha già figli da tirar grandi la situazione si complica.

Dov’è quindi la libertà di scegliere di diventare genitori se alcune forme di genitorialità sono precluse?

Non è forse discriminatorio che le tecniche scientifiche siano accessibili semplicemente pagando un ticket e l’adozione invece abbia costi proibitivi?

Ma c’è una domanda di fondo che inquieta: in tutto ciò, di fronte all’unico vero diritto alla famiglia di un bambino che ne è privo, perché una famiglia non è messa nella condizione di esercitare il suo senso di responsabilità riconoscendo il diritto del bambino con l’accoglienza? Forse se si ragionasse in termini di diritti che implicano delle responsabilità verso altri diritti, quelli dei più fragili, la risposta sarebbe semplice.

Cristina Riccardi, vicepresidente Forum Associazioni Familiari

Per chi volesse avere maggiori informazioni sull’adozione internazionale o volesse partecipare ad un primo incontro informativo, può accedere alla pagina di Ai.Bi. dedicata cliccando QUI