Noemi. Una nuova vita salvata dalla Culla per la Vita

Sta bene la neonata lasciata in una Culla per la Vita a Bergamo accompagnata da un biglietto della mamma: “Non posso, ma le auguro tutta la felicità del mondo”

Vi affido un pezzo importante della mia vita.
Con queste parole scritte su un biglietto, una donna ha lasciato la figlia appena nata nella Culla per la Vita presente presso la sede del Comitato della Croce Rossa Italiana di Bergamo, poco lontano dal centro della città.
Una Culla istituita nel 2019 che per la prima volta ha accolto, e salvato, una bambina. E già questo è un fatto che merita di essere sottolineato per rispondere a chi, vedendo quanto “poco” siano utilizzate le (troppo poche) Culle per la Vita che esistono in Italia, si chiede se l’investimento per costruirne di nuove abbia senso: quanto vale la vita di un bambino? Se quella culla a Bergamo non ci fosse stata, magari oggi staremmo raccontando un’altra tragedia, come quella di pochi giorni fa a Milano, con il corpo di un neonato ormai senza vita trovato in un cassonetto della Caritas per la raccolta dei vestiti.

Per Noemi si aprono le porte di una veloce adozione

Invece, grazie alla Culla per la Vita e, magari, grazie anche al tanto parlare che se ne è fatto nelle ultime settimane, complici i fatti di cronaca avvenuti nel milanese, una bambina si è salvata e potrà presto essere adottata.
Noemi, così è stata chiamata la piccola dai sanitari dell’Ospedale “Papa Giovanni” di Bergamo, presso cui ora si trova, sta bene. Della mamma, come giusto che sia, non si sa nulla, se non le parole che ha lasciato sul foglietto con cui ha affidato sua figlia a chi potrà prendersene cura.
Riporta Avvenire: “Nata stamattina 3/05/2023. A casa, solo io e lei (come in questi 9 mesi). Non posso, ma le auguro tutto il bene e la felicità del mondo. Un bacio per sempre (dalla mamma)”.
Poi, poco sotto, un’ultima frase rivolta alle mani sconosciute destinate a prendere in braccio per prime la piccola: “Vi affido un pezzo importante della mia vita, che sicuramente non dimenticherò mai”.

Difendere la vita: il parto in anonimato

Parole toccanti, insondabili nel dolore che le ha accompagnate ma anche piene di fiducia verso il prossimo, verso qualcuno che possa prendersi cura di una vita, farla crescere e condurla verso il futuro.
Altro non c’è da dire sul lato personale di questa vicenda che, però, può essere ancora una volta utile per sottolineare cosa di più e di meglio si potrebbe fare in questo campo: innanzitutto, in tempi relativamente rapidi, costruire nuove Culle per la Vita, il cui “investimento” non può essere misurato in termini economici o di utilizzo, perché, come recita la famosa frase del Talmud: “Chi salva una vita salva il mondo intero”. Fosse anche solo una vita, nell’arco di un secolo!
Ma, oltre e più delle culle, serve promuovere il Parto in Anonimato, prima vera risposta che la società può dare alle mamme che vogliono far nascere i loro bambini pur sapendo di non poterli (o non volerli) tenere. Oggi ci commuoviamo di fronte alla piccola Noemi e al biglietto scritto dalla donna che l’ha partorita, ma non possiamo dimenticare che questa stessa donna ha partorito chissà dove, magari da sola, senza l’adeguata assistenza che le sarebbe stata garantita, insieme all’anonimato, in una struttura ospedaliera. E questo è qualcosa che la società tutta non può esimersi dal fare di tutto per cambiare!