Milano. L’invisibile abbandono di una neonata, morta, in un cassonetto della Caritas

Partorita da poche ore, ancora sporca di sangue e placenta, una neonata è stata ritrovata senza vita in un cassonetto della Caritas per la raccolta dei vestiti, a Milano. Una scoperta terribile che ci ricorda come i bambini abbandonati siano molti di più di quelli che le statistiche ufficiali possono raccontare – AGGIORNAMENTO

Quanto vale la vita di un bambino? Certo più delle poche migliaia di euro che servono per realizzare una culla per la vita. Perché, forse, se nei paraggi di via Botticelli, in zona Città Studi a Milano, ci fosse stata una culla per la vita, magari la piccola neonata che è stata ritrovata, senza vita, all’interno di un cassonetto della Caritas per raccogliere vestiti usati (i cassonetti gialli sparsi per la città – non tutti gestiti da Caritas – nei quali chiunque può riporre vestiti ancora in buono stato che non utilizza più) non ci sarebbe stata. Certo, a Milano le culle per la vita non mancano (manca sicuramente la comunicazione che diffonda la conoscenza di queste come del parto in anonimato), ma il discorso vale ugualmente pensando alle città e i tantissimi territori che ne sono privi.

Uno dei tanti (quanti?) abbandoni “invisibile

Inizialmente è stata Fanpage a lanciare la notizia, dicendo che “sul posto sono arrivati i soccorritori di Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza della Lombardia): la centrale operativa ha inviato i medici e i paramedici del 118 a bordo di un’ambulanza e un’automedica”.
La vicenda è poi passata in mano alla Questura che finora ha mantenuto un assoluto riserbo senza dare ulteriori dettagli. Ma con il passare delle ore hanno iniziato a emergere le prime ricostruzioni, secondo le quali a chiamare i soccorsi è stato un uomo di una certa età che, avvicinatosi per buttare un sacchetto, ha notato un manina uscire da una coperta. Immediato l’arrivo delle forze dell’ordine che hanno constatato come la piccola fosse probabilmente nata da poche ore, con il cordone ombelicale tagliato in qualche modo, a far pensare a un parto avvenuro in casa o addirittura in strada.
Comunque sia andata si tratta di una terribile notizia che in qualche modo si lega alle recenti vicende di Enea, il bambino lasciato nella culla per la vita della Mangiagalli, e dell’altro bambino partorito in un capannone e lasciato all’ospedale Buzzi. In questi due casi, però, i bambini sono sopravvissuti e potranno presto trovare un nuovo futuro con l’adozione, mentre nel caso del feto ritrovato nel cassonetto rimane solo la rabbia per quello che avrebbe potuto essere e non sarà mai.
Ancora una volta, dunque, si fa urgente più che mai il bisogno di una forte campagna di comunicazione e di sensibilizzazione per diffondere e far conoscere le possibilità che esistono per tutelare le vite delle mamme e dei nascituri, regalando a tutti la possibilità di un futuro: il parto in anonimato e le culle per la vita. Perché è vero che i numeri che si riescono a ricostruire parlano di circa 300 bambini abbandonati all’anno, ma senza dubbio quelli che sfuggono ai conteggi sono molti, molti di più. In fondo, ed è l’aspetto più agghiacciante dell’intera vicenda, il feto del cassonetto di via Botticelli avrebbe potuto non essere mai visto né trovato, sparendo da ogni statistica come se nulla fosse mai successo.

(foto in apertura da sito Caritas Ambrosiana)