Neonata abbandonata in una scatola di cartone davanti all’ospedale di Sesto San Giovanni. Il quarto caso in pochi mesi

Un nuovo caso dopo quelli di Milano e Bergamo di neonata abbandonata: Amelia è stata lasciata dalla mamma vicino al pronto soccorso di Sesto San Giovanni. Sta bene e presto potrà cominciare una nuova vita

Ancora un bambino abbandonato. E ancora una volta la diffusione della notizia che avviene… “per i motivi sbagliati”!
Perché ci sono sicuramente tutte le buone intenzioni possibili nel messaggio con il quale il sindaco di Sesto San Giovanni ha reso noto il fatto, ma ancora una volta invitare la mamma a “non avere paura di farsi avanti”, perché, “come Comune saremo al tuo fianco con sostegni… per assicurare un futuro a questa piccola insieme alla sua mamma”, non è la maniera più corretta per affrontare la questione.

Neonata abbandonata vicino al pronto soccorso di Sesto San Giovanni

I fatti, resi noti il 29 maggio grazie al messaggio del primo cittadino, secondo la ricostruzione della stampa risalgono al 24 maggio scorso, quando una piccola, nata da poco, è stata ritrovata poco distante dal pronto soccorso dell’Ospedale di Sesto San Giovanni adagiata in una scatola di cartone e avvolta da una coperta. Secondo alcune fonti ci sarebbero volute alcune ore prima che i senitari si accorgessero della sua presenza, a riprova di come lasciare un neonato in una struttura apposita come la Culla per la Vita (per non parlare del parto in anonimato…) può fare tutta la differenza del mondo. Cosa sarebbe potuto succedere, infatti, se nessuno avesse trovato la piccola se non il giorno dopo o quello dopo anocra?
Per fortuna la bambina, a cui è stato dato il nome Amelia, è stata subito presa in cura dai sanitari e, ora, si trova in buona salute all’ospedale Niguarda di Milano. Al momento non ci sono molte altre informazioni relative alla vicenda, che si va a sommare alle recenti storie di Enea, lasciato nella culla per la vita della Clinica Mangiagalli; alla neonata portata all’ospedale Buzzi poche ore dopo il parto e alla piccola Noemi lasciata nella Culla per la Vita della Croce Rossa di Bergamo.
Quattro storie simili, a cui si aggiunge quella, ben più tragica, del corpo ormai senza vita rinvenuto nel cassonetto della Caritas, a Milano.
Storie che devono spronare una volta di più la società e le istituzioni ad accelerare i percorsi di legge e le iniziative di comunicazioni per la promozione del parto in anonimato e delle Culla per la Vita: risposte imprescindibili per tutte quelle mamme che, con fatica, angoscia e difficoltà, decidono di dare ai loro neonati una possibilità diversa per un futuro di vita.
Ai.Bi. sta lavorando attivamente in prima persona per questo obiettivo, con una una nuova e incisiva campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti i possibili soggetti interessati (comuni, regioni, ospedali, centri immigrazione, consultori).