A un figlio adottivo che cosa interessa se prima di accoglierlo i suoi genitori hanno provato l’eterologa?

Buongiorno,

consulto spesso il vostro sito e più volte, nei mesi scorsi, ho letto delle vostre prese di posizione contro l’eterologa, fino addirittura alla proposta di non permettere l’adozione a chi prima avesse tentato questa pratica di fecondazione artificiale. Personalmente, su questa scelta nutro seri dubbi. Il mio discorso vi sembrerà forse un po’ cinico, ma credo sia comprensibile.

È vero che esiste il sacrosanto diritto a essere figlio per ogni bambino, ma è vero anche che tutte le coppie hanno il diritto ad avere bambino. Su come tentino di averlo, qualora non ci riescano in modo naturale, non mi sembra opportuno stare a farne un processo. Tanto più che, mettendomi nei panni di un figlio adottivo, credo che non mi interesserebbe affatto sapere se mio padre e mia madre, prima di accogliermi, abbiano tentato altre strade per diventare genitori. L’importante per me sarebbe aver trovato un papà e una mamma, non i loro trascorsi tentavi di procreazione. Non pensate che selezionando in tal modo le coppie molti bambini rimarrebbero senza genitori?

Grazie,

Angelo

 

 

marco carrettaCaro Angelo,

credo che la migliore risposta alla tua riflessione, nata dal tentativo di immedesimazione nel pensiero di un figlio adottivo, non possa che arrivare, appunto, da un figlio adottivo. Ovviamente non ho la pretesa di rappresentare tutta la categoria nel suo complesso, quindi mi sono permesso di interpellare altri ragazzi del movimento di Ai.Bi. Giovani, che hanno provato la doppia esperienza dell’abbandono e dell’accoglienza, e a cui ho sottoposto la tua domanda.

Personalmente, dico sempre che, essendo stato adottato a 22 mesi, sono diventato davvero figlio solo in quel momento. Mi spiego: essere stato accolto dai miei genitori vuol dire essere stato scelto, considerato importante. I miei genitori sono venuti “direttamente” da me, non hanno tentato altre strade prima di accogliermi, non sono ricorsi a me come ultima spiaggia per cercare di riempire un vuoto.

Ho chiesto un parere, come ti dicevo, anche a un paio di altri ragazzi adottati. Andressa mi dice che se sapesse di essere stata solo il frutto dell’ultimo tentativo di avere un figlio da parte dei suoi genitori si sentirebbe presa in giro. “Penserei che mio padre e mia madre – mi ha spiegato – volessero solo avere un figlio e non avessero alcuna intenzione di salvare un bambino abbandonato. Sarei solo l’ultima spiaggia, dopo una serie di tentativi falliti”.

Martin mi parla addirittura di tradimento. “Non riesco a pensare all’eterologa – mi ha detto – se non come a un tradimento di un coniuge nei confronti dell’altro. E anche io, come figlio adottivo, se fossi entrato nel cuore dei miei genitori solo dopo il fallimento della fecondazione artificiale, mi sentirei tradito. Chiederei loro perché non abbiano pensato subito all’adozione, perché mi abbiano considerato solo una possibilità di riserva”.

Personalmente, posso capire quelle coppie che scelgono il percorso dell’eterologa: è di certo una strada più comoda ed economica rispetto a quella dell’adozione. Ma se io fossi ancora un bambino chiuso in istituto e sapessi che, da qualche parte del mondo, c’è una coppia che prova, con tutte le sue energie, ad avere un figlio in modo diverso dall’adozione, mi chiederei: forse sono io che non vado bene? Non sono adeguato per fare il figlio?

Caro Angelo, aver subito l’abbandono ti porta a farti tante domande, fin da piccolo. Essere stati abbandonati e sapere che ci sono dei potenziali genitori che potrebbero accoglierti ma non lo fanno farebbe sentire abbandonato due, dieci, cento volte qualsiasi bambino chiuso in istituto. Bambini per cui l’adozione è l’unica via di salvezza. Quale grande inganno sarebbe, per un figlio adottivo, sapere che, per coloro che sono venuti a salvarti, tu sei stato solo una possibilità di riserva!

Un caro saluto,

 

Marco Carretta

Coordinatore nazionale del movimento Ai.Bi. Giovani