“A volte mi chiedo…in che società viviamo!!!”

Federica scrive:

Veramente! Che società siamo se non siamo in grado di aiutare chi ha bisogno? Chi si tormenta per una decisione presa e resa irrimediabilmente definitiva come l’aborto di un bambino (sì, per me una vita è vita vera anche prima di nascere, di avere volto e voce), chi è convinto, amaramente, che invece destinare una vita ad un primo abbandono per offrirlo poi all’abbraccio di altri in realtà non sia meglio che negargli la vita…. Che società siamo se persone che la pensano in modo così lontano ed opposto arrivano entrambe alla stessa amara conclusione? Che meschina società siamo? Però la società in parte siamo noi, tutti quanti. Io credo che se vogliamo, un confronto anche gratuito lo possiamo trovare, lo dimostra questo forum, lo dimostrano molti religiosi, quelli umili che sono capaci di accettare un confronto senza volerti necessariamente convertire. Io credo che ci manchi un insegnamento davvero importante nella nostra educazione: la consapevolezza che dobbiamo tutti imparare a fermarci e pensare, ciascuno con la propria testa, accettando un sereno confronto con chi è disponibile, e pensare e pensare a tutte le conseguenze del nostro agire. Io credo che se vogliamo, qualcuno lo troviamo disposto ad aiutarci, e magari scopriamo che poi siamo anche noi, pur con tutte le nostre difficoltà ed affanni, ad aiutare qualcun altro.

 

Maria-Elisabetta-RigobelloCara Federica,

decidere per  un aborto è sempre una questione particolarmente difficile e drammatica per una donna, il legame che si crea fin dall’inizio del concepimento è cosi intenso ed esclusivo che pensare ad un abbandono dopo la nascita può essere vissuto come una violenza della propria identità, allontanare una delle parti più intime e profonde della nostra anima. Questo tipo di decisione si scontra poi con i diversi vissuti di ogni persona, col le culture e i contesti sociali dove si vive. La via più giusta e sensata è senza dubbio quella del confronto, avere la possibilità di poter scegliere liberamente attraverso la conoscenza e la coscienza che la decisione presa è sempre una nostra responsabilità.

Un caro saluto

Elisabetta Rigobello

Psicologa di Ai.Bi.