Aborti e contraccezione possono portarci all’estinzione

Di bomba demografica imminente per i1 2050, oramai l’Unfpa, il Fondo delle Nazioni unite per la popolazione, non parla più, ma non per questo cambiala sua filosofia.

Come non cambia il dato allarmante degli aborti, 40 milioni l’anno riportato dagli esperti del Palazzo di Vetro, ma il fenomeno data la difficoltà delle stime può essere in realtà superiore. Ieri l’Aidos, l’Associazione italiana donne per lo sviluppo ha presentato a Roma il rapporto Unfpa sullo stato della popolazione nel mondo. «Per scelta, non per caso», ma l’individuo cosiddetto “legato al caso” è destinato a non affacciarsi alla soglia della vita. «Generare un mondo dove ogni gravidanza sia desiderata, ogni parto sia sicuro, e il potenziale di ogni giovane si possa realizzare », recita la controcopertina del rapporto.

Gli esperti dell’Onu hanno elaborato l’indice Unmet (la percentuale delle donne che non vogliono restare gravide ma non usano metodi anticoncezionali).

Ma nel mondo cresce il business della procreazione artificiale. Fenomeni contraddittori, eppure speculari perché l’autonomia etero diretta (a volte condizione per ottenere aiuti economici al Paese), che l’Onu vorrebbe inculcare alle donne del Terzo mondo, assomiglia spesso all’arbitrio con cui si persegue il figlio ad ogni costo nel Primo mondo. Una concezione quanto mai superficiale ed astratta del desiderio, che come osservò la psichiatra laica Marie-Magdeleine Chatel, porta alla sterilità, mentale prima ancora che fisica.

Ma la chiave di volta della politica Onu è la pianificazione familiare, in altri termini la contraccezione massiccia nei Paesi del terzo Mondo, spesso condizionata anche alla concessione di aiuti economici. La sterilizzazione è uno degli strumenti, con l’intento di estenderlo agli uomini.

In luglio l’Unfpa, il Dipartimento per lo sviluppo internazionale del Regno Unito, la Bill and Melinda Gates Foundation e altri ancora hanno organizzato un vertice che ha raccolto impegni di finanziamento per 2 miliardi di dollari dai paesi in via di sviluppo, e 2,6 miliardi dai paesi donatori per estendere l’accesso alla pianificazione familiare volontaria ad altri 120 milioni di donne nei paesi in via di sviluppo entro i1 2020. Ma intanto oggi sono tremendamente cambiati il tasso di fertilità: a livello mondiale è a 2,5 figli per donna, cioè appena 0,4 punti sul livello di crescita zero. È in calo da anni e con l’attivismo dell’Unfpa continuerà a calare. I Paesi sviluppati con un tasso di 1,7 sono in processo di estinzione. Il Terzo ha un tasso di 2,8, ma anche li continuerà il processo di discesa. E già alcuni situazioni lanciano segnali di allarme.

Nella Africa sub Sahariana, dove si registra un tasso di fertilità di 5,1 figli per donna, il problema è certo garantire situazioni di salute per le mamme, per i nascituri e per i neonati, e favorire aiuti e crescita economica di quelle aree.

Non certo costringere con una pressione ideologica quelle popolazioni a rinunciare a quella che ora è la loro principale ricchezza, il capitale umano. «L’aborto è un diritto», ha detto tra l’altro Silvana Salvini nel presentare i dati del rapporto Unfpa, assicurando che la contraccezione favorisce lo sviluppo.

La riprova sarebbero i Paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina). Ma la prosperità dura poco, dopo arriva inesorabile lo sbilanciamento della popolazione sugli anziani. Presto in Cina saranno 400 milioni e senza pensione. La contraccezione rischia così di trasformare il Terzo mondo nella terra degli anziani, e i pochi giovani voleranno altrove.

( Da Avvenire, 15 Novembre, Pier Luigi Fornari)