Cassazione conferma adottabilità del figlio

Adozione. Il figlio non paghi la colpa dei genitori: la Cassazione conferma adottabilità del figlio della ‘coppia dell’acido’

La “prioritaria esigenza del figlio di vivere nell’ambito della propria famiglia” può essere sacrificato per non far venir meno il principio della necessità, per il minore, di “un equilibrato e armonioso sviluppo della sua personalità”

Respinti anche i ricorsi dei nonni del bimbo, che si erano proposti come adottanti

Cassazione conferma adottabilità del figlioNeppure i nonni materni “hanno dimostrato una reale presa di coscienza delle atrocità delle condotte della figlia e valutando il “superiore interesse del minore“, va detto che il piccolo non può restare “legato alla famiglia di origine, perché “inevitabilmente sarebbe costretto a confrontarsi con la drammatica storia familiare dei suoi genitori“: è quanto scrivono i Giudici della Cassazione nella sentenza che ha confermato l’adottabilità del bimbo partorito nel 2015 da Martina Levato, condannata con Alex Boettcher per vari blitz con l’acido.
Nella sentenza, di 13 pagine, la prima sezione civile, presieduta da Francesco Tirelli, spiega che è “infondata” la tesi della difesa di Martina Levato che sosteneva “di essere vittima di accanimento nei suoi confronti“, anche perché le è stato negato di essere presente nell’udienza di discussione. La Cassazione ha inoltre tenuto in stretta considerazione la “giurisprudenza di questa Corte, nella quale è acquisito il principio secondo cui la prioritaria esigenza del figlio di vivere nell’ambito della propria famiglia di origine può essere sacrificata in presenza di pregiudizio grave e non transeunte per un equilibrato e armonioso sviluppo della sua personalità. Principi, secondo i giudici, rispettati dalla sentenza d’Appello, che ha confermato l’adottabilità compendiando “sia i gravissimi comportamenti delittuosi posti in essere dalla Levato, con in grembo il piccolo sia “le anomalie del carattere e della personalità della madre (oltre che del padre), sebbene non integranti patologie psichiatriche definite“. La decisione ribadisce, insomma, che nessuno dei due genitori può “garantire al bambino uno sviluppo psicofisico sereno ed equilibrato negli anni più delicati per la sua crescita“.
La Corte sottolinea anche che i giudici di secondo grado hanno “riconosciuto che è in atto un percorso terapeutico” per Levato “che potrebbe condurla ‘in futuro’ ad una maturazione della propria personalità“, ma i tempi “di attesa di questa auspicabile evoluzione non sono compatibili con le pressanti esigenze di un bambino dell’età” del piccolo, dichiarato adottabile. Lo stato detentivo “di lunga durata” di Boettcher e Levato costituisce, poi, una “causa di forza maggiore” che impedisce “un adeguato svolgimento delle funzioni genitoriali“. Per i giudici, infine, né la nonna paterna né i nonni materni sono idonei ad occuparsi del bimbo, come accertato già dai “giudici di merito“. I genitori di Martina, infatti, segnala la Corte, hanno dimostrato, ad esempio, “una significativa fragilità emotiva di tipo narcisistico.
Fonte: ANSA