Adozione Internazionale in crisi: gli ostacoli posti dalla burocrazia italiana sul cammino delle coppie adottive (9)

Nuova puntata dell’inchiesta di Ai.Bi. sull’Adozione: corsi pre-idoneità “non richiesti” e 11 mesi d’attesa tra la fine dello studio di coppia e il colloquio con il giudice

L’inchiesta sull’Adozione Internazionale portata avanti da AiBiNews sta suscitando sempre più interesse e sta raccogliendo sempre più racconti di coppie che stanno affrontando (o hanno affrontato) percorsi adottivi lunghi, difficili, molto spesso incomprensibili nelle loro dinamiche e frustranti. Perché, in questo cammino, ogni intoppo è un ostacolo che viene posto non tanto verso il “semplice” raggiungimento di un obiettivo, ma verso il compimento di una vocazione e la soddisfazione di un diritto: quello di ogni bambino di essere figlio.
Questa volta la mail ricevuta all’indirizzo ufficiostampa@aibi.it, a cui chiunque può mandare la propria testimonianza (firmata. Non verranno presi in considerazione messaggi anonimi, anche se per rispetto della privacy Ai.Bi. non pubblicherà i nominativi dei protagonisti, così come i Tribunali e i servizi sociali coinvolti), è più incentrata sull’Adozione Nazionale, ma rivela un malessere che attraverso comunque tutto il mondo dell’adozione, oltre a sottolineare come la via dell’Internazionale non sia percorribile da tutte le coppie, visti i costi elevati.
Di seguito riportiamo il testo della mail, ricordando che Ai.Bi. si impegna a riportare ogni lettera ricevuta (mantenendo l’anonimato), alla Ministra Roccella, in quanto titolare del Ministero della Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, nonché Presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali.

Le altre puntate dell’inchiesta si trovano qui
prima puntata
seconda puntata
terza puntata
quarta puntata
quinta puntata
sesta puntata
settima puntata
ottava puntata

11 mesi di inutile attesa

Tra i problemi di cui soffre l’Adozione Internazionale (a partire dai disordini socio politici che inevitabilmente si riflettono sui rapporto tra i Paesi, la possibilità di effettuare viaggi, ecc.) sicuramente la burocrazia è quella che suscita più rabbia immediata, perché apparentemente più insensata e percepita, giustamente, come più risolvibile, se ce ne fosse davvero la volontà.
Lo confermano, una volta di più, le vicende di due coppie che hanno mandato ad Ai.Bi. la loro testimonianza attraverso due messaggi documentati e firmati, che qui raccontiamo.
La prima arriva da una coppia originaria della Toscana ma residente a Dubai. Il loro percorso è cominciato nel 2016 e ha subìto una battuta d’arresto proprio per via del trasferimento all’estero del marito. I due, non riuscendo a tornare in Italia con la frequenza necessario per proseguire la fase del percorso in cui erano, ha fatto decadere l’idoneità.
Quando hanno deciso di rinnovarla, ci sono voluti dei mesi per arrivare alla fine dello studio di coppia (concluso nel gennaio del 2022), Il problema, però, è che per l’ok del giudice la coppia deve passare tramite il consolato e l’appuntamento è stato dato loro per il novembre del 2022: quasi un anno di tempo dalla fine dello studio di coppia al colloquio con il giudice, Inutile dire quanto la situazione abbia deluso e scoraggiato i due, che hanno entrambi già 48 anni.

Il corso pre-adottivo non è prescritto dalla legge

L’altra storia è tutta italiana ed è iniziata nell’aprile del 2021, quando una coppia ha preso contatto con i servizi sociali per un primo incontro, venendo indirizzata verso un corso preadottivo. Il corso, al quale hanno partecipato 5 coppie, è durato oltre un mese, con un solo incontro in presenza e gli altri online ed è terminato a settembre. Un lasso di tempo non indifferente “perso” per un corso pre-adottivo precedente la dichiarazione di disponibilità e che non è previsto dalla legge. Un altro ostacolo che può essere difficile da comprendere per una coppia che non vede l’ora di poter abbracciare il proprio, nuovo, figlio.