Adozione internazionale in Perù: quando gli accordi bilaterali li firmavano gli Enti Autorizzati. Riconoscimento ad Ai.Bi. prezioso “alleato dello Stato nella promozione dei diritti dei minori”

perùCome Cristoforo Colombo scoprì l’America, Amici dei Bambini ha scoperto il Perù sul fronte dell’infanzia più fragile. Ai.Bi. è stato il primo ente italiano a stipulare con il governo di Lima un accordo bilaterale per le adozioni internazionali e i progetti di cooperazione allo sviluppo nel Paese andino. Correva l’anno 1994. Da quel giorno i nostri sforzi per i bambini abbandonati del Perù non si sono mai fermati. Un impegno che, a quasi 20 anni di distanza, è valso un encomio ufficiale riservato dalle autorità peruviane ad Ai.Bi.

Il 25 settembre scorso, infatti, l’Inabif, ente peruviano del Ministero della Donna e delle Popolazioni vulnerabili, ha pubblicamente ringraziato Ai.Bi. che, con le sue attività, sostiene la fascia più debole della popolazione. L’occasione è stata il “7° Concerto per i bambini del Perù”, un concorso canoro organizzato dall’Inabif, al quale hanno partecipato diversi istituti e che ha visto la presenza anche della nostra referente a Lima. Al momento conclusivo del concerto, la scena è stata tutta per Ai.Bi., che i rappresentanti dell’Inabif hanno definito “alleato dello Stato nella promozione dei diritti di bambini e adolescenti in situazioni di istituzionalizzazione e abbandono”.

La storia del legame tra Amici dei Bambini e il Perù nasce nel 1992. Il 9 dicembre di quell’anno, un decreto legge del governo di Lima fissa nuove e più rigide normative per l’adozione internazionale. Questa, da quel momento, sarebbe stata considerata “sussidiaria” all’adozione nazionale e possibile solo in presenza di accordi bilaterali tra il Perù e il Paese di origine dei genitori adottivi o gli organismi da quest’ultimo individuati. L’accoglienza di un bambino abbandonato, quindi, sarebbe potuta avvenire solo tramite il ricorso agli enti autorizzati. Stop al “fai da te” e, in quell’istante, alle adozioni in Italia, dato che il nostro Paese, alla data di entrata in vigore della nuove legge peruviana, il 10 marzo 1993, non aveva alcun ente accreditato in Perù.

Divenuta nel frattempo “Organizzazione non governativa”, il 6 aprile 1993, Ai.Bi. ha già nel suo cuore l’infanzia abbandonata peruviana: urge quindi l’accordo bilaterale necessario per iniziare a operare nel Paese. Il suo prologo è la “Convenzione tra l’Italia e il Perù in materia di adozioni internazionali” firmata il 17 dicembre 1993 e ratificata dal governo peruviano il 19 novembre dell’anno successivo. Il 18 marzo di quello stesso anno Ai.Bi. viene autorizzata dai Ministeri degli Affari Esteri e di Grazia e Giustizia a svolgere pratiche di adozione nel Paese sudamericano.

La data cruciale è però quella del 15 novembre 1994: quel giorno il presidente di Ai.Bi. Marco Griffini e la presidente della Segreteria Tecnica delle Adozioni, l’autorità centrale peruviana, Josefina Takahashi Sato, firmano finalmente l’accordo bilaterale che permette ad Amici dei Bambini di fare adozioni e promuovere progetti di cooperazione in Perù.

La Convenzione comprende, tra le altre cose, “l’instaurazione di un sistema di cooperazione tra le parti che assicuri nelle procedure di adozione la totale eliminazione e prevenzione di sottrazione, traffico, tratta  e vendita di bambini e/o adolescenti” e “la promozione di cooperazione internazionale, al fine di realizzare progetti destinati all’assistenza dell’infanzia in difficoltà, proteggendo i bambini in difficoltà familiare, prevenendo l’abbandono e favorendo il ritorno in famiglia” dei minori che vivono in istituto.

Tra gli aspetti più tecnici, l’accordo bilaterale prevede che Ai.Bi. promuova l’adozione di fratrìe, designi un suo rappresentante sul territorio peruviano, collabori scientificamente ed economicamente con Lima per i programmi e i progetti di sostegno all’infanzia abbandonata. Il periodo di permanenza dei genitori adottivi in Perù è fissato in 30 giorni e quello post-adottivo in 4 mesi, durante i quali l’ente è tenuto a informare la Sta sul processo di adattamento del bambino.

L’accordo, entrato in vigore il 1° gennaio 1995, già in quell’anno dà i suoi frutti, con i primi 5 bambini peruviani adottati con Ai.Bi, gli unici provenienti dal Paese andino accolti durante il 1995.

Da lì a poco, parte anche il primo progetto di cooperazione: un programma di prevenzione per garantire la cura di 120 bambini sotto i 3 anni di età e in condizioni di alto rischio, promuovendo il loro sviluppo e il rispetto dei diritti sanciti nel Codice dei Bambini e degli Adolescenti. Insieme al Sostegno a Distanza in favore dei minori delle periferie di Lima e del Callao, il progetto prevede anche un intervento di formazione professionale e microimprenditoriale per le giovani madri.

“Per noi il Perù era un Paese nuovo – si leggeva su “il Foglio”, “l’antenato” di Ai.Bi. News –: nuova la lingua, sconosciuta la terra. Con trepidazione abbiamo inviato i primi documenti: non rimaneva che attendere per sapere se tutto sarebbe filato liscio o no. L’attesa non è stata lunga: i documenti erano perfetti, non mancava nulla. Il primo passo era stato compiuto; ora non ci rimaneva che  attendere gli ulteriori sviluppi. La sorpresa è stata la celerità con cui la Sta ha lavorato nell’esaminare le pratiche e nel proporre l’abbinamento con il minore: rapporti chiari e risposte veloci”. Così Enrico, il primo bambino peruviano adottato con Ai.Bi., ha trovato una nuova famiglia. “L’adozione internazionale – scriveva ancora “il Foglio” – esce dall’anonimato per ritrovare il suo originario ruolo: quello di uno stupendo atto d’amore, riparatore di una tremenda ingiustizia sociale che vede un innocente coinvolto”.