Adozione internazionale: la stagione dei veleni

bambino arrabbiatoDopo l’interpellanza del Senatore Carlo Giovanardi depositata il 16 ottobre scorso al Senato e rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri, l’Ente CIAI (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia) ha preso pubblicamente una posizione politica iniziando di fatto ciò che potrebbe costituire un vero e proprio gioco al massacro fra gli Enti autorizzati.

Dinanzi all’iniziativa di un parlamentare, che non è rappresentante di un Ente ma semmai rappresentante dei cittadini eletto in uno Stato democratico, risulta veramente irrilevante sapere se uno dei tanti Enti autorizzati sia d’accordo o meno con il lavoro del Senatore Giovanardi. A ciascuno, infatti, il proprio lavoro: gli Enti autorizzati non sono dei partiti politici, non si devono schierare su delle posizioni politiche o a favore di specifiche persone.

Come si fa poi ad affermare che un Senatore avrebbe “alzato i toni” o persino “scatenato una vera e propria guerra” per il semplice fatto di avere svolto il lavoro per cui è stato eletto?

Se proprio si vuole discutere dell’interpellanza, in quanto Enti operanti nel settore, dovremmo occuparci non delle opinioni ma dei fatti e attendere che le competenti Autorità facciano luce su una sola cosa: ciò che è stato denunciato dal Senatore Giovanardi nella sua interpellanza corrisponde o meno a verità?

E’ vero che, come dice il  Sen. Giovanardi, “allo stato attuale, l’attività della Commissione sembra essere gestita dalla Dott.ssa Della Monica in assoluta autonomia, in evidente contrasto con il riparto delle competenze previsto dalla normativa vigente, con una totale assenza del ruolo politico di titolarità dell’esecutivo”? In contrasto, quindi, con la normativa secondo cui il Presidente della Commissione debba avere un ruolo attivo o quanto meno di controllo sull’operato dell’intera Commissione e del suo Vicepresidente.

E’ vero che non è dato conoscere quali siano le specifiche competenze nel campo della giustizia minorile e la comprovata esperienza nel campo delle adozioni della Dott.ssa Della Monica in grado di legittimarne la nomina anche a Vicepresidente della Commissione?

E’ vero che la Commissione, dalla nomina della Dott.ssa Della Monica, si è riunita una sola volta?

E’ vero che le recenti visite in Italia delle delegazioni di altri Paesi si sono svolte, diversamente dalla prassi consolidata, senza il coinvolgimento delle famiglie, dei bambini e degli Enti autorizzati?

E’ vero che gli Enti attualmente si trovano ad operare senza conoscere il contenuto delle trattative svolte tra la CAI e le delegazioni dei governi di alcuni Paesi, come Burundi e Cambogia con cui risulta che siano stati stipulati nuovi accordi bilaterali?

E’ vero che, gli Enti attendono da lungo tempo che la Commissione rilasci le attestazioni necessarie al riaccreditamento presso le Autorità straniere di alcuni Paesi?

Queste domande nascono dall’esperienza dello stesso Senatore che dal 2008 al 2011 è stato anche Presidente della CAI.

Il Sen. Giovanardi, ovviamente, parla nella sua qualità di parlamentare il cui primo compito è difendere la libertà e la democrazia, denunciando nella sua propria sede istituzionale – il Senato – se, a suo giudizio, si verificano attentati alle stesse.

Evidentemente il Senatore, resosi ora conto della situazione delineatasi in questi mesi in CAI, ha ritenuto non solo opportuno ma doveroso intervenire, quanto meno per ristabilire le condizioni di legittimità sul funzionamento di un organo per il quale in effetti, a voler applicare la normativa, non è previsto che il controllato sia controllore di se stesso.

Se proprio dobbiamo emettere giudizi su persone specifiche, è di certo più consistente farlo non sulla base delle dichiarazioni da loro rese, ma piuttosto sulla base dei fatti. Ed è un fatto indubitabile, ad esempio, che il Senatore Giovanardi nella sua lunga esperienza di Presidente della CAI abbia svolto un ruolo encomiabile, non solo di promozione e sviluppo delle adozioni internazionali ma anche di saggia e prudente risoluzione dei vari problemi susseguitisi nel periodo della sua presidenza.

Ai.Bi. allora faceva adozioni già da oltre 20 anni e può testimoniare quanto sia fuori luogo che si accostino al Senatore Giovanardi affermazioni relative a “un’idea semplicistica e banalizzante dell’adozione”, e alla “quantità” delle adozioni dando per scontato che a questa non possa accompagnarsi la doverosa “qualità”, come se le due cose non potessero coesistere o come se l’ex Presidente della CAI non avesse dato il giusto peso alla qualità delle adozioni.

Sconcerta poi, soprattutto, il richiamo al “traffico di minori”, al mancato rispetto delle leggi dei Paesi di provenienza dei bambini e, ancora peggio, all’ “utilizzo di famiglie come strumenti per forzare la disponibilità di bambini per l’adozione”. Sono parole così pesanti e non giustificate a gettare il fango sul mondo delle adozioni internazionali e, soprattutto, a poter insinuare il panico tra le famiglie che sono, come da sempre Ai.Bi. afferma, una preziosissima risorsa.

L’idea “semplicistica e banalizzante dell’adozione” sembra proprio quella dipinta nel comunicato del CIAI con cui si vuole fare credere che solo alcuni e non tutti sostengano con forza la qualità dell’adozione.

Il mondo delle adozioni ha bisogno di dialogo e collaborazione, appunto.

E invece adesso, dopo questa infelice e pericolosa presa di posizione ufficiale del CIAI, si creeranno le condizioni per una sorta di “caccia alle streghe”, manipolata ad arte da chi vuole perseguire scopi differenti da quelli di un autentico risanamento del sistema delle adozioni internazionali.

In questo clima è troppo facile creare accuse infamanti. Basta buttare qua e là, ad arte, magari anche presso sedi istituzionali, notizie di “indagini” a carico di qualche Ente, forse non troppo gradito, e il gioco è fatto: è così che si vuole procedere a sanare il sistema delle adozioni?

In questa situazione il comunicato del CIAI ha creato un vero clima di terrore: che succederà ora a quegli Enti che non esprimeranno una posizione politica di sostegno alla attività della CAI?

Nessuno ha timore o paura che la Commissione per le Adozioni internazionali svolga il proprio ruolo, incluso il potere di controllo e le verifiche che si ritengono opportune e che Ai.Bi. stessa invoca da anni.

Le porte delle sedi degli Enti autorizzati sono e devono restare aperte a chiunque vorrà effettuare dei controlli: questa è trasparenza.

Quello dei controlli, tuttavia, è solo uno dei poteri e doveri della Commissione.

Ci sono infatti, nella lunga lista delle mansioni della CAI, anche attività che, in quanto pubblica amministrazione, devono essere svolte nel rispetto delle procedure e, perché no, anche della prassi di tanti anni che, come tutti gli Enti sanno, ha fatto dell’Italia un Paese fino ad oggi considerato tra le eccellenze in materia di adozioni internazionali rispetto al panorama mondiale.

E tra queste attività c’è anche, ad esempio, il compimento di una serie di atti burocratici che dovrebbero essere eseguiti come sempre è stato. C’è inoltre il dovuto coinvolgimento degli Enti autorizzati rispetto alla strategia operativa nei singoli Paesi.

Ed ecco invece qual è il quadro su cui tutti noi Enti operiamo e su cui – che si sappia – noi Enti ci siamo già confrontati.

Solo nel caso di Ai.Bi. sono almeno 25 le lettere alla Commissione rimaste senza risposta contenenti richieste di chiarimenti e istruzioni sugli iter adottivi in corso! E tra queste non sono contate neppure le istanze rivolte alla CAI per organizzare il lavoro in diversi nuovi Paesi.

Già il 6 marzo 2014 gli Enti avevano chiesto con urgenza la convocazione di un tavolo sulla situazione delle adozioni in Congo. Successivamente, inoltre, Ai.Bi. ha chiesto più volte e invano delucidazioni relative alla proprie competenze nei confronti delle procedure di adozione nel Paese africano.

La Commissione non ha, ad esempio, ancora ritenuto di rispondere a ben sei richieste di rilascio di una attestazione già emessa, che serviva all’estero semplicemente in un formato differente, perché così chiesto dalle Autorità del Kenya, per poter rinnovare l’accreditamento e continuare con le procedure di adozione in corso. E cosa è successo? Quattro mesi di silenzio, nonostante la questione fosse stata anche spiegata per telefono!

In assenza di risposte, per mesi, di quale collaborazione si parla?

Nessuno mette in dubbio che la Dott.ssa Della Monica abbia rilasciato alcune dichiarazioni condivisibili sul mondo delle adozioni. Qui contano i fatti. Ed è un fatto che gli iter adottivi risultano compromessi o comunque sottoposti a rallentamenti se la Commissione non fornisce indicazioni, risposte e i documenti necessari. Questo si ripercuote inevitabilmente sulle coppie e sui minori.

La pace, invocata dal CIAI, non può prescindere quindi da un’effettiva e concreta volontà di collaborazione tra tutti gli Enti e soggetti coinvolti.

Ai.Bi., come tutte le associazioni e gli Enti che lavorano in Italia, non ha per mandato quello di fare la ‘guerra’: vogliamo solo lavorare per la realizzazione dei progetti, nobili, per cui ci siamo associati, e riteniamo di essere una necessaria risorsa per il welfare italiano. Questo è il lavoro da realizzare insieme e con il supporto – vero – delle Istituzioni.

Allora benvenuta, anzi benedetta, l’interpellanza del Sen. Giovanardi! Speriamo che grazie a questa iniziativa, e a ciò che ne seguirà, non solo siano ristabilite le condizioni “democratiche” per poter collaborare in un clima di serenità e di fiducia fra CAI ed Enti autorizzati, ma anche di sviluppare l’adozione internazionale, creando i presupposti necessari di una vera collaborazione a tutti i livelli.

Perché noi Enti – ogni giorno in prima linea nel lavoro all’estero e accanto alle famiglie – ci sentiamo di avere qualcosa in più da dire alla CAI: non bastano note scritte, ma servono tavoli di lavoro e di confronto per dialogare efficacemente sui problemi concreti che ogni giorno ci troviamo ad affrontare.

Tavoli di lavoro che diventano imprescindibili per preparare gli incontri con le delegazioni dei Paesi stranieri con i quali operiamo, laddove tali incontri rappresentano un’occasione privilegiata per sciogliere i punti critici dei singoli iter adottivi.

Tutto ciò a beneficio dei bambini abbandonati e di migliaia di famiglie accoglienti.