adozione, a Brescia l'anno scorso è tornato il segno più, anche se di poco

Adozione nazionale e internazionale. Brescia, inversione di tendenza: c’è la ripresa, anche se modesta

I dati dell’ATS di Brescia, appena divulgati, hanno confermato una tendenza stabile nel numero di procedure adottive nazionali e internazionali attivate

Per la prima volta nel 2017 il numero di bimbi in adozione nazionali e gli affidi preadottivi (23 in tutto) hanno superato le adozioni internazionali (22)

adozione, a Brescia l'anno scorso è tornato il segno più, anche se di pocoCome si direbbe in questi casi, dai dati emergono una notizia buona e una cattiva: parliamo delle cifre appena divulgate dall’Unità Operativa Famiglia, Infanzia, Età Evolutiva della direzione socio-sanitaria dell’ATS di Brescia sul trend delle adozioni nell’area della provincia omonima.

I numeri – che non mentono mai – indicano, finalmente, una leggera ripresa riguardo alle pratiche adottive avviate: nel 2017 sono state infatti 74, 15 in più rispetto all’anno precedente. La cifra, tuttavia, resta ancora ampiamente lontana dai numeri che venivano registrati appena 10 anni fa: nel 2009, ad esempio, le richieste erano state 108, quattro anni prima avevano toccato la cifra ‘monstre’ di 166.

Come spiega a Bresciaoggi.it Adele Ferrari, responsabile dell’U.O. Famiglia, Infanzia, Età Evolutiva dell’ATS bresciana, “da un lato gli Stati stranieri hanno cominciato a lavorare di più sugli aiuti all’infanzia nel proprio Paese e orientano all’adozione internazionale le situazioni difficili, i bambini ‘special needs’ per i quali non è semplice l’abbinamento, bambini con patologie sanitarie, disabilità o non piccoli. In questi ultimi anni agli Enti Autorizzati all’adozione internazionale pervengono richieste di reperire famiglie per bambini con bisogni speciali, ma non trovano risposta. Dall’altro lato adottare per le famiglie è un costo, e l’iter non è facile”.

Quanto al numero dei minori adottati (per i quali, cioè, la procedura adottiva si è felicemente conclusa), nel 2017 sono stati 45 e, per la prima volta, il numero dei bambini in adozione nazionale insieme agli affidi preadottivi ha superato (23) quello delle adozioni internazionali (22).

Ecco, nel dettaglio raccontato da Bresciaoggi.it, tutti i dettagli relativi alle richieste nella provincia: delle 74 istanze di disponibilità all’adozione inoltrate al Tribunale dei minorenni e prese in esame dagli operatori socio-sanitari, 10 erano per adozioni in casi particolari, 20 quelle per la sola adozione nazionale, due per la sola adozione internazionale e 42 per entrambe (il 56,8%). L’ASST Spedali Civili ha preso in carico 42 richieste, 20 quelle processate dall’Azienda di Franciacorta e 12 da quella del Garda. Nonostante la formazione, alcune procedure si concludono con un parere non positivo da parte degli operatori: coppie che “avrebbero bisogno di rivedere le motivazioni e le e risorse per accogliere come proprio un ‘figlio partorito da altri’ o proveniente da altri Paesi”.

I numeri, dal 2011 ad oggi, evidenziano che i minori giunti in adozione internazionale nel Bresciano si sono più che dimezzati, passando da 54 ai 22 già indicati per il 2017. In un caso su tre provengono dalla Russia, mentre la distribuzione tra gli enti autorizzati è abbastanza uniforme. Viceversa, a Brescia nel tempo è cresciuto il trend dell’adozione nazionale (da 16 a 23). In tutto, negli ultimi sette anni sono stati accolti nel Bresciano 332 bambini e ragazzini adottati.

Secondo la responsabile, è necessario investire molto sia nella formazione precedente alla dichiarazione di disponibilità all’adozione, sia nell’accompagnamento successivo. “Dall’adozione – chiarisce – parte un’avventura che richiede apertura, flessibilità, e una disponibilità a darsi tempo come coniugi per affrontare la genitorialità e dare tempo al bambino, per tener presente i suoi bisogni e la sua vita. Saper rispettare i ritmi di una conoscenza e crescita reciproca è fondamentale per passare da sconosciuti a famiglia”. Ecco perché – sottolinea ancora nell’articolo-intervista Ferrari, “un impegno così arduo non può essere affrontato da soli, in un momento storico in cui il contesto sociale non sempre manifesta accoglienza. È necessario un rapporto sereno con professionisti competenti e con altre famiglie che hanno vissuto la stessa esperienza senza trascurare il ruolo dei nonni adottivi che affiancano i genitori, li incoraggiano e li sostengono di fronte ai nuovi compiti genitoriali”.

 

Fonte: Bresciaoggi.it