Adozioni: Ai.Bi., Class Action per i diritti dei minori

Marco Griffini presidente dell’associazione contro il ministero della Giustizia per la banca dati mai istituita

La pazienza è finita. Quella di Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, è proprio agli sgoccioli, sono oltre dieci anni, infatti che attende l’istituzione della Banca dati dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione. Un obbligo di legge, previsto dall’art. 40 della legge 149/2001. Ma al ministero della Giustizia in questi anni non si è mosso nulla.

E ora ci penserà il tribunale. Il Tar del Lazio, ha fissato, infatti, per il prossimo 4 luglio l’udienza pubblica per discutere la causa di Aibi contro il ministero della Giustizia “inadempiente”. Nel suo ricorso (presentato lo scorso dicembre), in difesa dell’interesse dei minori adottabili, l’associazione chiede al Tar di obbligare l’amministrazione del ministero a creare la banca dati entro un termine fissato dai giudici.

E ora Ai.Bi. invita tutti i soggetti, associazioni e privati, che sono stati danneggiati dalla mancata creazione della banca dati ad aderire alla causa, attraverso la procedura della Class Action.

«È una vicenda assurda» dice con forza Marco Griffini, «dal 2001 a oggi abbiamo parlato con tutti i ministri che si sono succeduti, ma non è servito a niente. Ci dicevano: è tutto a posto. Ma non era a posto niente». La cosa che lascia ancor più sconcertati, a detta del presidente di Ai.Bi. è che «l’ultimo problema che ci hanno sollevato è che i sistemi informatici dei tribunali dei minori non si parlano. Non si riesce a mettere in rete i tribunali, assurdo. E questa non è che una motivazione che ci hanno presentato», dice amaramente Griffini, che insiste: «il vero fatto negativo è che ogni anno in Italia 300-400 minori adottabili non trovano una famiglia, mi riempie di amarezza pensare che così un bambino rimane in comunità perché manca una banca dati».

Marco Griffini è veramente amareggiato e osserva: «Oggi avevo qui una famiglia disponibile ad adottare un bambino grande, anche di 14 anni, ma in Italia non si sa se c’è perché se la coppia è a Milano e il bambino, poniamo fosse a Palermo, le loro storie non si incrocerebbero mai. Il risultato? Questa coppia adotterà all’estero».

L’appuntamento è quindi per il 4 luglio, quando la causa sarà discussa. «Chiunque può aderire» rimarca il presidente di Ai.Bi., che invita le associazioni che hanno tra gli scopi statutari la difesa, anche in via giudiziale, del diritto dei minori a vivere in famiglia – o, più genericamente, dei diritti dei minori riconosciuti nella Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza -, di fare sentire la propria voce per questa battaglia e di unirsi ad Ai.Bi.

Anche le coppie che, nel corso degli ultimi tre anni, hanno presentato la propria domanda di adozione presso un tribunale per i minorenni, dichiarandosi disponibili ad adottare anche minori diversamente abili o gruppi di fratelli, potranno intervenire nella causa. «Gli stessi minori che vedono i propri diritti lesi dalla non applicazione della legge potranno intervenie tramite un loro rappresentante legale».

L’assenza della banca dati, inoltre, non permette l’adozione internazionale in Italia. «Se ci fosse per esempio una coppia di italo-americani che volesse adottare un bambino italiano, non lo potrebbe fare perché senza la banca dati non si può sapere se quel bambino avrebbe potuto trovare una famiglia in Italia». Per Marco Griffini, inoltre, c’è un ulteriore ragione di rammarico: «Noi italiani siamo sempre stati i paladini dei minori, anche all’estero riconoscevano che le nostre leggi erano all’avanguardia: e adesso? Siamo anche gli ultimi in Europa a non aver firmato la Convenzione dell’Aja, è come se ci fosse un disinteresse».

E per non lasciare nulla di intentato, Griffini lancia anche quella che potrebbe essere letta come una provocazione: «Se è solo un problema di computer che non si parlano, lanciamo una campagna di raccolta fondi, li regaliamo noi i computer per creare una rete che dialoga, se i dati ci sono basta solo metterli in rete».

Ai.Bi. sta lavorando con i propri avvocati per consentire a tutti di fare il minimo sforzo e per rendere questa l’adesione  alla Class Action completamente gratuita. Gli interessati che vogliono aderire possono contattare l’Ufficio Diritti dell’Associazione Amici dei Bambini all’indirizzo diritti@aibi.it o al numero di telefono 02/98822332. L’adesione all’iniziativa deve avvenire entro il 31 maggio prossimo.

(Da Vita, Antonietta Nembri 14 febbraio 2012)