Adozioni Internazionali: i francesi ispirati dal modello americano

Jean-Paul Monchau, ambasciatore francese che si occupa delle adozioni internazionali, il mese scorso ha compiuto un viaggio negli Stati Uniti, dove ha incontrato il suo omologo statunitense e una delle più importanti organizzazioni americane specializzate in adozioni.

Obiettivo della visita: seguire l’esempio di professionalità degli Stati Uniti nelle procedure di adozione ed approfondire i casi di “adozioni in uscita” verso la Francia.

La prima tappa del viaggio è stata a Washington, dove Jean-Paul Monchau ha incontrato Susan Jacobs, responsabile del Dipartimento di Stato Americano per le adozioni. “E’ stato importante lo scambio di informazioni, soprattutto per quel che riguarda le procedure in atto nelle adozioni.”

Ad Atlanta l’ambasciatore francese ha poi incontrato i membri dell’organizzazione Illien, agenzia che si occupa di adozione di bambini americani da parte di paesi stranieri.

 

E’ questo il caso della Francia?

Quelle che loro chiamano adozioni in uscita” verso la Francia, sono state un elemento della nostra conversazione. Il mondo cambia. Ci sono famiglie francesi o franco-americane che potrebbero, in alcuni casi, adottare dei bambini americani. L’adozione è un processo sempre più complesso e sofisticato. E’ sia una storia d’amore, ma anche una storia di diritti. Gli Stati Uniti sono il primo paese per accoglienza, con 11.000 adozioni straniere effettuate ogni anno, mentre la Francia è al terzo posto con 3.504 bambini adottati nel 2010.

 

Quali altre differenze ci sono tra le adozioni internazionali su entrambe le sponde dell’Atlantico?

Quello che unisce la Francia e gli Stati Uniti è che questi due paesi hanno ratificato la Convenzione dell’Aia del 1993 sulla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale.
Tuttavia, in Francia, le agenzie di adozione sono organizzate prevalentemente attorno a dei volontari che fanno questa attività con tutto il loro cuore. Negli Stati Uniti, invece, anche le strutture senza scopo di lucro hanno personale specializzato: impiegati, avvocati, medici, psicologi, ecc.

 

Sarebbe un modello funzionale per le agenzie in Francia?

Noi lo pensiamo. Nel 2008, quando ho assunto la mia carica, c’erano 42 organizzazioni accreditate, costituite prevalentemente da volontari. Ho quindi chiesto loro di unire le forze e riorganizzarsi. Oggi sono 34. Il prossimo passo sarà quello di avere più personale specializzato e professionisti. Cerchiamo di concentrare i nostri sforzi in questa direzione. In ogni caso, dobbiamo fare di tutto affinché i bambini possano rimanere nel loro paese. Se in quel momento non ci sarà alcuna possibilità, dobbiamo prendere in considerazione l’adozione internazionale. La priorità è quella di dare ad ogni bambino una famiglia.

 

Quali sono i vostri piani per continuare a migliorare le adozioni internazionali per le famiglie francesi?

Sono appena tornato da Mosca dove abbiamo firmato un accordo bilaterale con la Russia in materia di adozioni internazionali, dal momento che ci sono molte famiglie francesi che desiderano adottare da questo paese.
Sarò presto in visita in Vietnam, che quest’anno ratificherà la Convenzione dell’Aia. Infine, dobbiamo fare un grande sforzo ad Haiti, che ha firmato la Convenzione a marzo. Questo paese ha bisogno di rafforzare le sue regole e le strutture per l’adozione. Con Quebec, Stati Uniti, Italia e altri paesi europei, presenteremo un piano di cooperazione per aiutare gli haitiani a mettere in atto misure per la protezione dei bambini. Le procedure devono essere più chiare e lo Stato ha bisogno di più controlli in questo settore.

(Fonte: http://www.againstchildtrafficking)