Adozioni internazionali. La denuncia dell’ ANCI: liste d’attesa ferme da anni tra carenze di personale e blocchi di turn over negli uffici dei servizi sociali. Il caso di Roma e Isernia: e le coppie aspettano…

filaListe d’attesa ferme da anni e coppie messe in un angolino ad aspettare. Con il risultato che tutto rimane bloccato, in un limbo dove a farne le spese sono sempre loro, i bambini. La causa? Carenza di organico, di risorse, di informazione e anche di buona volontà negli uffici dei servizi sociali del territorio. Questo è quanto succede al Municipio XIII di Roma e Isernia, ma probabilmente facendo una ricerca accurata, casi simili si scoprono anche in altri Comuni e municipi d’Italia.

A Roma, in particolare al Municipio XIII in lista d’attesa per l’avvio dei colloqui di valutazione ci sono 17 coppie (15 del 2015 e 2 del 2016).
Questo perché, come spiegano dagli uffici del G.I.L Adozioni (Gruppi Integrati di Lavoro per le Adozioni formati da Assistenti Sociali e Psicologi dei Comuni e delle A.S.L) nel 2012 vari operatori sono andati in pensione, negli anni successivi ci sono stati avvicendamenti ma è dal 2014 che la situazione si è aggravata. Un vero peccato se si pensa che il Municipio XIII è l’unico che ha un GIL adozioni autonomo (senza ASL) e ha funzionato sempre benissimo ponendosi come un vero e proprio fiore all’occhiello nel contesto italiano.

L’attuale blocco sembrerebbe essere dovuto ad una incapacità di gestione delle carenti risorse: il GIL è composto da una equipe di 2 psicologhe e 2 assistenti sociali, ma queste ultime sono oberate di casi dell’autorità giudiziaria e quindi non riescono ad occuparsi di adozione.

Situazione simile ad Isernia dove alcune coppie raccontano che, dopo aver svolto solo i colloqui individuali con i servizi sociali, e dopo che i servizi hanno consegnato le relazioni al Tribunale per i minorenni di Campobasso,  la loro richiesta d’idoneità è stata bocciata dal Tribunale. Perché? Perché le coppie avrebbero dovuto fare anche la formazione di gruppo (come previsto) e non solo i colloqui individuali. Contattati i servizi sociali di Isernia, le coppie si sono sentite rispondere che loro non hanno mai fatto corsi di gruppo per quanto obbligatorio! Morale tutto bloccato: le coppie hanno dovuto attendere che ci fosse un numero minimo di coppie per fare gruppo e questo “giochetto” è costato 6 mesi in più per l’idoneità.

Problematiche che sono state  al centro dell’intervento dell’ANCI in audizione alla Camera lo scorso 5 luglio nell’ ambito dell’indagine conoscitiva sullo stato di attuazione delle disposizioni legislative in materia di adozioni ed affido. Edi Cicchi, assessore ai servizi sociali, famiglia, edilizia pubblica e pari opportunità del Comune Perugia nel suo intervento  presso la II Commissione giustizia  della Camera dall’ANCI ha messo, infatti, in evidenza come la riduzione di risorse economiche e umane a disposizione dei servizi sociali, ed in senso più ampio delle amministrazioni comunali competenti, pone degli ostacoli in materia di affidamento familiare e adozioni.

La normativa fissa a 120 giorni il tempo massimo per lo svolgimento dell’indagine psico-sociale ai servizi sociali territoriali su richiesta del Tribunale per Minorenni, ogni qual volta una coppia presenta la disponibilità all’adozione. Ma tali tempi diventano difficilmente rispettabili quando nei 4 mesi va incluso il percorso di formazione e di informazione da svolgere all’interno di un gruppo di aspiranti genitori adottivi.

Ciò non aiuta la rappresentazione sociale dell’adozione che per diversi motivi culturali oltre che fatti anche gravi di cronaca più o meno recenti  (che coinvolgono persone adottate, sia come autori che come vittime) descrivono in termini negativi tale forma di genitorialità e di filiazione. Ciò ha facilitato uno strutturarsi di stereotipi culturali che mettono, quasi in una posizione contrapposta la famiglia adottiva, ed in particolare i genitori, e l’adottato.

Alla luce di tutto ciò risulta impellente una “campagna” di comunicazione sociale che presenti e promuova una visione diversa dell’adozione, come incontro tra due “mancanze”: quella del bambino rispetto all’avere una famiglia e quella della coppia rispetto all’avere un figlio.