Affidamento internazionale e kafala: la legge di ratifica è quasi realtà

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La legge di ratifica della Convenzione dell’Aja del 1996 intravede la fine del tunnel. I disegni di legge in materia, dopo anni e anni di discussioni, revisioni e modifiche, sembrano ora a un passo dall’approvazione definitiva. Dopo il sì da parte della Camera dei Deputati, ora le proposte sono al vaglio del Senato. Il 20 gennaio, infatti, è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti.

Si tratta dei ddl 1552 e 572, presentati rispettivamente dall’ex ministro degli Affari Esteri Emma Bonino e dal senatore di Area Popolare Aldo Di Biagio. Il testo delle proposte di legge risale infatti al periodo del governo Letta: un testo che da più parti si è chiesto di migliorare rispetto alla stesura iniziale proposta dall’esecutivo. La Convenzione dell’Aja del 1996 era stata al centro dell’attenzione anche nelle precedenti legislature, ma l’esame dei diversi progetti di legge prodotti non era mai stato realmente avviato.

Questa sembra invece la volta buona, dato che i ddl hanno già superato lo scoglio di Montecitorio e ora sono pronti, nella loro stesura definitiva, per essere sottoposti all’esame di Palazzo Madama.

Si tratta, in particolare, dei progetti di legge di ratifica della “Convenzione concernente la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori”, firmata all’Aja il 19 ottobre 1996. Una convenzione particolarmente importante perché riguarda l’ipotesi di una sorta di affidamento internazionale e i provvedimenti stranieri di kafala, quella misura di protezione dell’infanzia disposta all’estero nei Paesi di tradizione giuridica islamica che si colloca a metà tra l’adozione e l’affido.

Nello specifico, in merito al ddl 1552, sono stati presentati numerosi emendamenti, tra cui quelli proposti dal senatore Di Biagio. In generale, il ddl 1552 disciplina l’affidamento o assistenza legale del minore non in stato di abbandono e l’assistenza legale del minore in stato di abbandono.

In merito al primo punto, regolato dall’articolo 4 del testo di legge, Di Biagio chiede l’inserimento, tra le possibilità di accoglienza, anche delle comunità di tipo familiare. Ma è in particolare l’emendamento che propone una nuova versione del comma 2 dello stesso articolo a stabilire i requisiti per l’affidamento del bambino non in stato di abbandono, a partire da una collaborazione tra Autorità Centrale del Paese di origine e Commissione italiana per le adozioni internazionali. Perché ciò avvenga, propone Di Biagio, è necessario, tra le altre cose, che “gli adulti che richiedono l’autorizzazione all’ingresso del minore abbiano entrambi la medesima nazionalità del minore o abbiano determinati requisiti di idoneità; che siano uniti al minore “da vincolo di parentela entro il quarto grado” o “abbiano con il minore un preesistente rapporto affettivo solido e accertato”; che si tratti di “misura temporanea” e che “il provvedimento straniero sia corredato di un progetto che illustra lo scopo della misura di protezione del minore e la prevedibile durata della stessa”. In più, secondo la proposta del senatore, l’affidamento del minore straniero sarà possibile solo se i richiedenti siano in grado di assicurare “il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e il soddisfacimento dei bisogni affettivi” del ragazzo, i cui legami con la famiglia di origine devono essere salvaguardati.

Riguardo all’articolo 5 del ddl, quello che disciplina l’assistenza legale dei minori in stato di abbandono provenienti da Paesi che prevedono la kafala, Di Biagio propone una modifica necessaria affinché non si realizzi la completa discriminazione dei bambini la cui situazione di abbandono sia già accertata all’estero da parte di un tribunale. L’attuale proposta di legge del Governo, infatti, li farebbe entrare in Italia con una complessa procedura analoga a quella per l’adozione di minori stranieri senza però restituirgli la condizione di “figli”. E infatti, secondo il ddl 1552 nella versione attuale il bambino straniero abbandonato sarebbe in Italia affidato ad un “tutore” e sottoposto al continuo rinnovo del permesso di soggiorno. Di Biagio chiede invece che, fermo restando che il bambino dovrà essere accompagnato “da almeno un adulto che eserciti su di lui la responsabilità genitoriale” e da un provvedimento dell’autorità giudiziaria del suo Paese di origine che autorizzi “l’espatrio del minore e la residenza in Italia in maniera permanente”, entro 6 mesi dal suo ingresso in Italia sia richiesta la pronuncia di adozione speciale al Tribunale per i minorenni.

In ogni caso per i ragazzini di età superiore ai 12 anni sarebbe richiesto anche il loro consenso al trasferimento all’estero.

Un requisito importante anche per gli enti autorizzati che si occuperanno di queste procedure: secondo l’emendamento proposto dal Senatore Di Biagio, quelli che potranno operare in questo settore dovranno avere già svolto consolidata attività di accompagnamento nell’ambito di procedure di adozione internazionale” e avere realizzato progetti di cooperazione allo sviluppo nel Paese in cui si opera”. Garanzie di affidabilità, quindi, che solo i grandi enti potranno assicurare.